Detto fatto: son passate poche ore dalla rumorosa richiesta dei piccoli partiti dellUnione, e Romano Prodi (dallAlbania) ha annunciato che verrà convocato un vertice di tutta la coalizione sulla legge elettorale.
Il gioco di sponda è stato chiaro, e probabilmente anche concordato tra il premier e gli animatori della rivolta dei cespugli, in testa Udeur, Verdi e Sdi. Partiti che temono di venire cancellati tanto dal Vassallum spagnoleggiante che piace a Veltroni e a Berlusconi, quanto da quel sistema tedesco che domenica notte sarebbe prevalso nel summit del Partito democratico. «Siamo passati dal Vassallum al Maximum», trionfava ieri la dalemiana Velina Rossa, attribuendo al ministro degli Esteri il ruolo principale nella partita che avrebbe costretto Veltroni a piegarsi alla scuola teutonica sostenuta anche da Rutelli e Letta.
In realtà, spiegano in casa veltroniana, il sindaco non ha alcuna intenzione di avallare quel tedesco puro che riaprirebbe i giochi centristi e, secondo i tecnici del Pd, aumenterebbe i rischi di coalizioni disomogenee («da Casini a Bertinotti») o addirittura di Grosse Koalition. Checché ne dica DAlema, assicurano, quel tedesco non può passare in Parlamento perché «non ha i numeri»: non lo vuole Berlusconi, e neppure Bertinotti. Che con Veltroni ha «un asse di ferro», e che nel sistema da lui ideato otterrebbe tre risultati: legemonia sulla sinistra, le «mani libere» in campagna elettorale (nessun vincolo preventivo di coalizione) e il ruolo di alleato obbligato per il Pd, in assenza di «aghi della bilancia» casinian-pezzottiani. Su questo si salda lintesa tra Veltroni e il Prc, che isola Prodi.
Al quale resta solo la sponda di quei partiti minori che temono «linciucio» e tentano di organizzare la resistenza.
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