LE MOSSE ANTI CRISI

Non si placano le polemiche sui costi della Scala. E il consiglio d’amministrazione che si riunirà lunedì prossimo troverà sulla scrivania il tema dello stipendio e degli incentivi che il teatro versa al sovrintendente e direttore artistico, Stéphane Lissner.
Il sindaco, Giuliano Pisapia, che è anche presidente della Fondazione Scala, ha davanti a sé un bel problema da risolvere: in questi momenti di crisi, come spiegare ai suoi elettori e ai suoi stessi collaboratori di Palazzo Marino retribuzioni così alte in un ente controllato dal Comune?
I numeri parlano chiaro: mancano all’appello 4,5 milioni di euro per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio e il taglio dello stipendio del sovrintendente del 10% non basterà certo a risolvere la difficile situazione del Piermarini.
Lissner costa al teatro un milione e 50mila euro l’anno, tra la retribuzione fissa di 449mila euro (su cui si applicherebbe la decurtazione dello stipendio), la parte variabile di circa 155mila euro e i benefit, tra cui un appartamento nella centrale ed elegante piazza del Carmine e la berlina che ha in dotazione. Inoltre, il nuovo contratto che dura fino al 2017 prevede anche una sorta di buonuscita.
La battaglia che un tempo fu del sindaco Gabriele Albertini, che contestava privilegi, stipendi e strapotere dei sindacati, è stata ereditata dall’ex vicesindaco, Riccardo De Corato. «Quanto guadagnano con il contratto integrativo interno orchestrali, coristi, balletto e personale? Quante ore di straordinario nel 2011 e nei primi sei mesi del 2012?» chiede De Corato al sindaco, invitando a «pubblicare tutti i dati sul sito del Comune».
Nei giorni scorsi è stato Roberto Formigoni ad andare all’attacco dei super stipendi avallati dalla Fondazione Scala. «Che cosa pensano i lombardi di una Scala sostenuta da fondi pubblici che paga al sovrintendente un compenso superiore al milione?» si chiedeva il presidente della Regione su Twitter. E sottolineava la disparità di trattamento: «Il più alto dirigente regionale, con ben altre responsabilità, guadagna meno di un quarto di Lissner. E il suo stipendio è on line».
Gli stipendi dei lavoratori della Scala sono all’altezza della fama del teatro. Tradizionalmente il costo unitario per lavoratore è il più alto tra gli enti lirici italiani. Ma gli stipendi di professori d’orchestra, coristi e ballerini sono in linea con gli standard europei (e in qualche caso addirittura sotto). I coristi hanno stipendi medi che vanno dai 45 ai 50mila euro. I musicisti spaziano dai 60mila ai 100mila euro, in base all’anzianità e al livello professionale, perché un violino di fila ovviamente guadagna meno di un primo violino.
E veniamo agli stipendi degli operai, lontani da quelli medi della categoria. I tecnici di palcoscenico (operai di terzo livello) hanno stipendi da 60-65mila euro l’anno, che salgono a 70-80mila per i capi reparto. La loro retribuzione aumenta molto tra indennità aggiuntiva, straordinari e notti.
Ci sono poi gli stipendi dei dirigenti, con stipendi che vanno dai centomila euro l’anno in su. Lissner, che svolge principalmente ruoli di direzione artistica, ha delegato ampia parte della gestione al direttore generale Maria Di Freda, che è affiancata da dieci dirigenti, tra cui il direttore del personale, il direttore amministrativo, il direttore comunicazione e ancora il direttore allestimento scenico, il direttore produzione, il direttore del ballo, il coordinatore artistico.


Riccardo De Corato pone anche il problema dei lavori esterni, perché spesso i musicisti della Scala hanno un doppio lavoro: sono impegnati nella Filarmonica oppure suonano in un gruppo o insegnano musica: «Anche alla luce della richiesta di poter svolgere lavori esterni vorremmo un’operazione di trasparenza sugli stipendi». E ancora: «Se la Scala non lo farà, lo chiederemo al sindaco nella sua qualità di Presidente della Fondazione Scala».

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