Il tema del viaggio, vissuto e immaginato, è al centro delle venticinque tele dell'ultima mostra di Giorgio Ramella. «A Oriente verso Sud» (fino al 18 dicembre a Palazzo Litta) è un percorso che, partendo dall'India per terminare in Africa centrale, si snoda attraverso un trionfo di colori accesi, una fantasiosa composizione di temi ricorrenti, come gli elefanti e le nuvole, e una riproduzione pittorica di tessuti e manufatti etnici. Per Ramella, torinese, classe 1939, amante delle opere di Emilio Salgari e noto per i suoi lavori dedicati agli occhi di Vincent Van Gogh, «viaggiare significa rompere la quotidianità e riscattare, attraverso i quadri, solarità e felicità mortificate dagli eventi della vita. Partire vuol dire rinascere». L'India e il continente africano di Ramella sono rielaborati attraverso forme geometriche, incisioni e piccoli sipari che si aprono su scorci incantati di paesaggio. «In molti mi chiedono a cosa mi sia ispirato in queste pitture - confessa l'artista - a tutti rispondo: nient'altro se non la mia fantasia. Forse l'Africa che dipingo, dove mi sono recato poche volte, mi appartiene da sempre e fa parte del mio desiderio di evadere e dare libero spazio all'immaginazione». Una serie di immagini di vecchi francobolli di posta aerea coloniale concludono l'esposizione e preannunciano il prossimo impegno di Ramella: «una raccolta di aeroplani colorati, realizzati con i piccoli pezzi di legno che si trovano in spiaggia: un nuovo modo per sognare e tornare bambini».
«A Oriente verso Sud» suggella la collaborazione tra Milano e Torino, due città destinate e divenire sempre più vicine geograficamente e culturalmente, anche in vista dell'imminente inaugurazione dell'ultimo tratto dell'alta velocità.
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