Cronaca locale

In mostra le monete di Genova

Paola Castellazzo

Raccontare la storia attraverso le sue opere d'arte, parlare di un popolo, dei suoi usi, della sua forza mostrando piccoli capolavori di un tempo passato, ma non dimenticato. Storia di Genova (1138-1814). La collezione numismatica di Banca Carige, in scena fino al 19 marzo al Palazzo dei Giureconsulti di Milano, è una mostra ma anche un modo di raccontare un pezzo di storia di una città che, da sempre, è conosciuta nel mondo con il nome di Superba. Superba nei suoi commerci, nelle sue navi, nel suo governo e anche nelle sue monete, pezzi unici di un popolo che ha battuto moneta fino al 1814.
Tanti i reperti rari ammirati, in pochi giorni, da centinaia di persone, come il genovino di Paolo Campofregoso del 1488, le Venticinque Doppie del 1636 (170 grammi d'oro), le Dodici Doppie e mezza del 1677, le Dieci Doppie del 1641, lo Scudo dell'Unione del 1715, il Tallero per il Levante del 1677 (al mondo ne esistono solo altri due esemplari conservati uno all'Hermitage di San Pietroburgo e l’altro in una collezione privata), lo Scudo di Giovanni Andrea I Doria di Loano, il Mezzo Scudo di Carlo Spinola di Ronco, che sono solo alcune delle meraviglie che si possono ammirare nella splendida cornice di un palazzo storico affacciato sulla centralissima piazza Duomo.
In tutto 1.200 monete (in oro, argento e mistura), delle 1.300 che compongono la collezione Carige, tutte battute dalle zecche del territorio della Repubblica di Genova. Con un percorso espositivo che prende il via dal 1138 quando la città ottenne dall'imperatore Corrado III il diritto a battere moneta, e termina nel 1814 quando la Repubblica fu annessa al Regno di Sardegna e cessò quindi di coniare in proprio.
Accanto agli scudi quindi anche i genovini (la prima moneta d'oro genovese del peso di 3,6 grammi), i grossi, i denari, e poi le quadruple, le doppie, zecchini, le lire, i soldi, comprese le monete con iscrizioni in lingua araba, per gli scambi con il levante, tra l’Europa cristiana e l’Oriente musulmano. Scudi col «castello» o porta, dal nome latino di Genova, Ianua, che significa appunto porta, e scudi con la Madonna regina di Genova, che hanno lasciato una traccia nella vita quotidiana della città, nei proverbi, nelle tradizioni come quella di appendere sulla culla dei neonati uno scudo con la Madonna per invocarne la protezione.
Una storia che racconta Genova quindi ma che si intreccia, in parte, con quella della città ospitante: la dominazione dei duchi di Milano: Francesco I Sforza (dal 1464 al 1466) e Galeazzo Maria Sforza (dal 1466 al 1476) influenzarono infatti l'iconografia delle monete. Alcuni ducati mostrano infatti il Castello, simbolo della città ligure, sovrastato dal Biscione sforzesco.

Una mostra, organizzata da Banca Carige insieme alla Banca Ponti, l’istituto milanese specializzato nel private banking con sede in piazza Duomo che, dal 2004, fa parte del Gruppo Carige, che vuole essere una prima iniziativa culturale che unisce, simbolicamente, come nel passato, le due città.

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