In mostra una vita da studenti

Un’aula gremita di studenti, una biblioteca silenziosa, un chiostro, un portico, una bacheca, una panchina. E poi la lezione di anatomia, la trepidante attesa degli esami, la fila alla segreteria, la pausa caffè con gli amici. In una parola: l’Università Cattolica di Milano, che sorge nell’antico complesso della basilica di Sant’Ambrogio. Un universo giovanile composito e variegato, denso di cultura, passioni, interessi, che il fotografo William Willinghton ha fissato sulla carta, una volta per sempre, per dare corpo a un libro e a una mostra allestita in questi giorni nel cortile d'onore dell'università (largo Gemelli 1, fino al 28 febbraio). Settanta fotografie in bianco e nero, in grande formato, che raccontano la vita quotidiana degli studenti che animano l’antica istituzione. Giovani come tanti, colti negli istanti più rappresentativi delle loro giornate, fuori e dentro l’ateneo: dal risveglio a casa al viaggio in treno, dallo studio in aula al chiacchiericcio sotto i portici. «Italian students» appunto, come recita il titolo del progetto che Willinghton ha “seguito” per un intero anno accademico, immergendosi nel loro mondo per condividerne i sogni, le paure, le abitudini.
Per un anno ha vissuto con loro, ha dormito nelle loro case, li ha accompagnati agli esami, alle lezioni, nei viaggi da pendolari. Il frutto del suo lavoro è raccolto in più di mille rullini: 30mila scatti che hanno dato origine alla mostra e all’omonimo libro, arricchito dai testi del giornalista Aldo Grasso. Entrambi si sono laureati al Sacro Cuore nel 2002, entrambi oggi vi insegnano: Grasso è docente di Storia della radio e della televisione, Willinghton di Teorie e tecniche del reportage fotografico e di Storia e critica della fotografia. «Un sogno che avevo da quando ero studente: quello di raccontare un'esperienza che per me è stata formativa sia dal punto di vista culturale che delle relazioni» racconta il fotoreporter italo-americano, classe 1978 e una vita divisa tra New York, Londra e Milano.
Cultura e relazioni, appunto. Perché l’università è tale, come scrive Aldo Grasso nel libro, «se si presenta come luogo antropologico, se i suoi muri parlano, se le sue aule risuonano di voci antiche». Se, come dice il sociologo Marc Augé, non sono spazi di transito come gli aeroporti o i centri commerciali, ma luoghi identitari, che generano legami. Proprio come l’università del Sacro Cuore, fondata nel 1921 da padre Agostino Gemelli e diventata in pochi anni il più grande ateneo cattolico d'Europa. Un’istituzione storica per il sapere in Italia, ma anche un deposito di realtà sociali, vissuti urbani, culture metropolitane, progettualità, dai quali Willinghton ha attinto per i suoi soggetti. Studenti che si baciano sotto i portici, fanno la spesa, vanno in lavanderia, ridono in bicicletta, camminano sotto la pioggia, chiacchierano nella neve, leggono su una panchina. E studiano: in aula, in biblioteca, tra i campi di grano, in cucina mentre la nonna prepara la torta. Ogni ritratto è un mondo a sé: possiamo immaginarci l’origine di provenienza dei ragazzi, la composizione delle loro famiglie, i discorsi che stanno facendo, le paure che li frenano, i progetti che segretamente coltivano.

Ed ecco che quelle immagini sembrano prendere vita e riempirsi di significato, di memorie collettive così come di ricordi individuali: il nostro primo giorno di scuola, la paura degli esami, le elezioni dei rappresentanti, le occupazioni, gli slogan, i comizi, i cortei. Ricordi che sembravano perduti ma che, scorrendo le fotografie, riaffiorano nella mente, come tanti capitoli sparsi di un romanzo d’avventura già letto, ma del quale con piacere sfogliamo ancora le pagine.

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