
«La macchina non è un problema perché è in pole. Forse a questo punto bisogna cambiare il pilota». La frase buttata lì quasi sottovoce da Lewis Hamilton ai microfoni di Sky è di quelle destinate a far rumore. Perché Lewis nella sua storia non si era mai arreso, neppure quando i bambini attorno a lui lo prendevano in giro per il colore della sua pelle. Lewis è stato bullizzato, è stato insultato, ne ha passate di ogni tipo. Ma alla fine si è sempre rialzato, come dice uno dei tanti tatuaggi che si è scritto sulla pelle. Quello Still I rise che ha tatuato sulla
schiena, racconta un'altra storia rispetto a quella dichiarazione. Dopo l'eliminazione in Q2 via radio aveva detto: «Ancora una volta». Una frase che poi ha spiegato: «Mi riferivo solo a me stesso. Non so che cosa mi manchi per fare gli stessi tempi del mio compagno, me lo chiedo anch'io, non ho una risposta. Sono assolutamente inutile. Non è un problema del team, l'altra macchina è in pole. Probabilmente la squadra ha bisogno di cambiare pilota». Nel giorno in cui il 44enne Fernando Alonso risorge, raccontandoci che in F1 l'età conta fino a un certo punto, Lewis Hamilton sembra sentire tutto il peso dei suoi anni e si lascia schiacciare dai risultati del suo compagno. Qualcosa di simile lo aveva già detto in Mercedes l'anno scorso, quando Russell aveva cominciato a stargli regolarmente davanti. Ma una cosa è dire una frase del genere quando corri in Mercedes, un'altra quando sei un pilota Ferrari. Sentirsi inutile, dire che è meglio cambiare pilota, è una frase che non può passare
inosservata. Soprattutto se arriva una settimana dopo i suoi dossier, una settimana dopo che aveva raccontato al mondo come avesse mandato ai vertici ferraristi il suo codice per migliorare la Ferrari.
L'anno cominciato con un'accoglienza trionfale e un'eco mediatica senza precedenti, si è presto ingarbugliato. Lewis si è trovato a che fare con una Sf-25 che non gradisce e oltretutto con un compagno di squadra che lo bastona regolarmente.
Eppure solo una settimana fa diceva: «Non voglio finire come Alonso e Vettel. Voglio vincere con la Ferrari». Ecco, meglio quell'Hamilton di questo. Quello che si sentiva così utile da spedire montagne di appunti, non questo che si sente addirittura inutile.