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"Hamilton porterà esperienza perché Leclerc sbaglia ancora"

L'ex boss Ferrari alla vigilia dell'Australia: "Red Bull e pilota perfetti. Lewis alla Rossa non darà agonismo, ma esperienza"

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Cesare Fiorio non è mai passato di moda nel mondo dei motori. Troppo ha fatto perché la gente se lo dimentichi. Da quando Riccardo Scamarcio lo ha portato al cinema, interpretandolo in Race of Glory che racconta il mondiale rally 1983 vinto dalla Lancia contro l'Audi, è ancora di più sotto i riflettori. L'uomo giusto con cui leggere le carte alla Formula 1 alla vigilia del terzo appuntamento stagionale in Australia.

Dobbiamo aspettarci un'altra vittoria della Red Bull?

«La Formula 1 di oggi ha visto una grande evoluzione della Red Bull. Tutti l'hanno copiata e Adrian Newey è arrivato con una macchina completamente diversa e ha preso di nuovo tutti in contropiede. Non bisogna copiare, ma fare una macchina competitiva».

Merito di Max o della Red Bull?

«Sono uniti il talento della macchina e quello del pilota. Lui è certamente un grandissimo pilota, all'inizio sbagliava, adesso è velocissimo e non commette più errori. E per un pilota non è facile».

Facciamo uno passo avanti. Lei che di piloti se ne intende, ci dica che cosa può portare Hamilton a Maranello?

«Hamilton in Ferrari non porterà una superiorità agonistica, ma porterà la sua esperienza, la sua conoscenza di come si organizza una squadra, come si fanno evolvere le auto, come si gestisce il futuro. La Ferrari ha bisogno di un supporto di questo tipo, Hamilton servirà a fare evolvere la squadra in modo competitivo».

Che cosa può dare a Leclerc?

«Leclerc è un pilota velocissimo, da Hamilton può imparare a sbagliare di meno. Lui commette ancora qualche errorino».

È giusto avere due piloti top? Lei con Prost e Mansell a Maranello vinse, ma non senza qualche problema?

«Se vuoi essere vincente devi avere due piloti competitivi. Magari una volta in due anni può succedere che si diano fastidio uno con l'altro, ma in genere avere due piloti competitivi vuol dire avere due chances di portare a casa il miglior risultato. Sono sempre stato favorevole ad avere due piloti competitivi».

Tanto che aveva pensato di riproporre Senna e Prost in Ferrari

«Non avevo pensato a Senna e Prost. Io avevo pensato ad Ayrton Senna. Il primo anno aveva un contratto non aggirabile e non poteva venire da noi. Però poi avevamo già fatto un accordo per l'anno successivo. Eravamo d'accordo su tutto. Lo volevo per due motivi: primo, volevo in squadra il miglior pilota del mondo in assoluto, secondo non lo avrei avuto contro».

Chi al suo fianco?

«Gli avevo proposto Patrese e ad Ayrton andava benissimo. Lui mi diceva: voglio un secondo forte perché così se una volta va più veloce di me, capisco che non ho fatto abbastanza e posso migliorare».

Dopo la Ferrari ebbe la fortuna di scoprire Alonso alla Minardi, quando Giancarlo aveva ceduto il team a Gabriele Rumi.

«Aveva 17 anni quando salì per la prima volta su una Formula 1. Gli feci le raccomandazioni del caso. Fai venti giri piano, capisci la macchina Lui esce e al secondo giro va come un fulmine. Lo richiamo ai box e lo assalgo: ma che cosa fai? Ti ho detto di non spingere. E lui sereno mi dice: ma io sto andando piano. Ho capito che sarebbe diventato campione del mondo. Non mi sorprende che sia ancora lì».

Dell'esordio di Bearman che cosa ne pensa?

«I piloti dell'Accademia Ferrari hanno tutti esperienza, risultati nelle loro categorie. Sono selezionati. Ha fatto un ottimo lavoro per esser stato caricato in macchina improvvisamente solo la mattina delle qualifiche. Ma chissà magari con Sainz la Ferrari avrebbe avuto un risultato migliore.

Quindi un po' di rimpianto c'è».

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