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Minneapolis, arrestata tropue tv. In manette il poliziotto coinvolto

Un giornalista e la sua troupe sono stati arrestati dalla polizia durante gli scontri di Minneapolis: gli operatori si erano anche identificati. Da poco è avvenuto il rilascio

Minneapolis, arrestata tropue tv. In manette il poliziotto coinvolto

Un giornalista della Cnn e la troupe che era al seguito del reporter sono stati prima tratti in arresto e poi rilasciati dalla polizia di Minneapolis. Il tutto, peraltro, è avvenuto a telecamere accese.

Nella città del Minnesota, dopo la morte di George Floyd, la situazione si è surriscaldata. Dai roghi agli scontri: le strade sono interessate da una vera e propria rivolta che dura ormai da tre giorni. Omar Jimenez - però - non faceva parte di coloro che stanno mettendo a soqquadro la città. Il giornalista, con i suoi collaboratori, era lì per raccontare cosa stesse succedendo dopo l'episodio che ha interessato il cittadino afroamericano che è morto, con ogni probabilità, soffocato, nonostante avesse avvisato il poliziotto, che ha esercitato una pressione con le ginocchia su Floyd per otto minuti e che poi è stato licenziato insieme ad altri suoi tre colleghi, di non riuscire più a respirare. Fino a poco fa sull'agente pendeva solo un'accusa di omicidio, mentre adesso Derek Chauvin, l'esecutore della manovra che avrebbe portato Floyd alla morte è stato arrestato. La notizia dell'arresto - come registrato dalla Lapresse - è arrivata direttamente dell'organo di sicurezza dello Stato del Minnesota. Il provvedimento è scattato dunque tre giornate molto intense per la comunità di Minneapolis. Se non altro perché Il clima, come raccontato dalle immagini che circolano da 72 ore, è tesissimo.

Il giornalista della Cnn Oscar Jimenez, mentre scriviamo, è già stato rilasciato. Così come sono stati rilasciati gli altri operatori mediatici. Però il fermo è avvenuto. Stando a quanto riportato pure dall'Huffington Post, sembra proprio che il giornalista si fosse anche identificato alle forze preposte a far rispettare l'ordine. La procedura, in situazioni come queste, lo prevede. La testata americana ha rilasciato un commento che non lascia spazio a troppe intepretazioni: "Un reporter e il suo team sono stati arrestati questa mattina a Minneapolis per aver svolto il loro lavoro, nonostante si siano identificati agli agenti: una chiara violazione dei diritti previsti dal Primo Emendamento. Le autorità del Minnesota, incluso il governatore, devono rilasciare immediatamente i 3 impiegati della Cnn". Sembra insomma che Oscar Jimenez e la troupe non avessero messo in campo nessun tipo di comportamento in grado di giustificare l'arresto.

Poi emergono altri dettagli: alla troupe sono state prelevate anche le telecamere. Una di queste, però, ha continuato a registrare dal suolo: le immagini - come sottolineato pure dall'Adnkronos - mostrano proprio la procedura avviata dalla polizia. Anche la politica si è interessata del caso, con il governatore Tim Walz, progressista e democratico come il sindaco di Minneapolis Jacob Frey, che si è adoperato in merito alla situazione.

Gli Stati Uniti si avviano così verso un periodo centrale, che è interessato tanto dalla "transizione" dalla pandemia alla normalità quanto dalla marcia temporale in direzione di novembre, mese delle elezioni presidenziali, dovendo fare i conti pure con la rivolta di Minneapolis. In relazione a quello che sta accadendo, vale la pena ricordare come purtroppo episodi simili a quello che ha coinvolto George Floyd siano accaduti anche durante l'amministrazione Obama.

Walz, che ha messo in campo le sue scuse alla Cnn per il fermo del giornalista e degli altri operatori, ha da poco domandato l'intervento della Guardia Nazionale.

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