
I punti chiave
All'autodromo di Misano, alla curva 8, c'è una quercia. Un albero piantato nel giorno del decimo anniversario dalla scomparsa di Marco Simoncelli e che simboleggia proprio il Sic, il pilota di Coriano morto sulla pista di Sepang durante un terribile incidente di gara. "Quella quercia ricorda la chioma di Marco, è un bellissimo simbolo", dichiarò l'amico e collega Valentino Rossi subito dopo la cerimonia commemorativa del 2021, mentre il padre di Simoncelli aggiunse: "Marco c'è. La quercia è un albero robusto, sincero, che lo rappresenta perfettamente". Quella quercia oggi è cresciuta ed è il simbolo di chi non vuole e non può dimenticare il giovane pilota, morto a 24 anni, che ha dedicato alla moto la sua vita.
Delle minimoto alla Hall of Fame
La storia sportiva di Marco Simoncelli era cominciata a 7 anni, quando aveva iniziato a correre sulle minimoto, mostrando fin da subito un talento naturale e una grinta fuori dal comune. A soli dodici anni aveva conquistato il titolo di campione italiano e, due anni dopo, nel 2000, era stato vice campione europeo nella classe 125, categoria in cui si sarebbe poi laureato campione continentale nel 2002. Nel 2006 era salito di categoria, approdando in 250 con la Gilera RSA 250 ma la vera svolta della sua carriera era arrivata nel 2008, quando Simoncelli era diventato Campione del Mondo nella classe 250, dopo un emozionante terzo posto sul circuito di Sepang, in Malesia. La sua carriera, breve ma luminosa, ha lasciato un segno indelebile nel mondo delle due ruote. Nel 2014, tre anni dopo la sua morte, il Sic è stato inserito nella Hall of Fame del motociclismo come MotoGP Legend e nel 2016 la Federazione ha deciso di ritirare per sempre il suo numero 58, simbolo eterno del suo coraggio e della sua passione.
L'incidente a Sepang
Il 23 ottobre 2011 rimane uno dei giorni più tristi per lo sport mondiale. Durante il Gran Premio di Malesia, sul circuito di Sepang, Simoncelli fu vittima di una terribile caduta - alla curva 11 - che gli costò la vita. Durante il secondo giro di pista il pilota perse il controllo della sua Honda e venne investito in successione dai colleghi Colin Edwards e Valentino Rossi, che non potevano evitarlo.
I gravissimi traumi alla testa, al collo e al torace non gli lasciarono scampo. "Quando il nostro staff medico l'ha raggiunto era privo di conoscenza. In ambulanza hanno cominciato la rianimazione cardiaca polmonare e una volta arrivato al Centro Medico, grazie all'aiuto di dottori locali e della Clinica Mobile, è stato intubato ed è stato così possibile rimuovere parte del sangue presente nel torace. Il CPR è stato applicato per 45 minuti con l'obiettivo di aiutarlo il più a lungo possibile. Sfortunatamente ogni tentativo è risultato vano e alle 16:56, ora locale, abbiamo dovuto ufficialmente dichiarare la sua morte", raccontò Michele Macchiagodena, uno dei medici che soccorse in pista Marco.
La Fondazione
Le sue gesta sportive rimangono il ricordo più vivo nei tifosi, ma la sua forza e i suoi valori sono portati avanti dalla famiglia grazie alla Fondazione Marco Simoncelli nata dopo la sua prematura. "Perché Marco c'è ancora. E' qui con noi a disputare un'altra corsa. Corriamo perché il suo essere un dolce guerriero non sparisca, perché i suoi valori perdurino, perché la sua serena allegria e la sua bellezza vadano avanti, non si esauriscano.
Con grinta e correttezza, con spavalderia, creatività e allegria, con convinzione e ironia di portare un pò di luce e di gioia a chi ne ha bisogno. Chiunque siano le persone che la Fondazione aiuterà", si legge sul sito. Un'eredità importante che fa sentire Marco Simoncelli ancora vivo.