Rush finale

Senna-Prost, la resa dei conti a Suzuka 1990

I due campioni si sfidano a Suzuka per il titolo mondiale 1990, ennesimo capitolo di una rivalità che quel giorno toccherà il suo punto massimo

Senna-Prost, la resa dei conti a Suzuka 1990

Ascolta ora: "Senna-Prost, la resa dei conti a Suzuka 1990"

Senna-Prost, la resa dei conti a Suzuka 1990

00:00 / 00:00
100 %
Tabella dei contenuti

Suzuka è una delle piste più tecniche e spettacolari dell'intero calendario di Formula 1, un tracciato che esalta le doti dei piloti che amano correre veloci lungo il suo asfalto sinuoso. Per alcuni anni è stato anche il teatro principe delle più aspre battaglie che hanno visto raggiungere l'apice della rivalità tra due dei migliori interpreti di questo sport: Ayrton Senna e Alain Prost. Due modi differenti di interpretare la guida, ma egualmente efficaci e vincenti. Prima compagni di squadra in McLaren, poi finalmente separati al seguito di una convivenza divenuta insopportabile anche dopo lo scontro - letterale - avvenuto proprio in Giappone nel 1989. Quel GP che di fatto consegnò il titolo iridato al francese, funzionò come benzina sul fuoco ad alimentare un antagonismo come non se ne sono più visti nella storia del Circus. Dodici mesi dopo quell'incidente alla Casio Triangle Chicane, Senna e Prost si ritrovano a Suzuka a contendersi nuovamente il campionato piloti, con il brasiliano stavolta davanti al francese nella classifica, con la differenza che quest'ultimo è passato a difendere i colori della Ferrari.

Una finta pace

Prost e Senna
Prost e Senna discutono ai tempi della McLaren

Alla fine del 1989 lo strappo è inevitabile, Alain Prost fa le valigie verso Maranello e saluta la truppa di Woking con un titolo piloti in tasca, cosa che gli permette di poggiare sulla rossa livrea della Ferrari il numero 1. L'altra metà del mondo, Ayrton Senna, incassa la fiducia totale della McLaren e dei motoristi della Honda, che affidano al suo talento la speranza di strappare il numero primo per eccellenza dalla macchina del rivale, per appiccicarlo sulla propria. La stagione 1990, dunque, procede quasi in fotocopia con la precedente, con i due piloti che si contendono punto su punto il titolo, dividendosi spesso podio e vittorie.

A Monza i due acerrimi rivali sembrano posare una pietra della distensione, con una pace siglata a favore di telecamere. Niente di più falso, sotto alla cenere arde ancora il fuoco della vendetta. Lo si capisce una settimana dopo la gara italiana, quando la F1 arriva in Giappone, penultimo appuntamento del mondiale. Ayrton sigla la pole position, mentre Alain lo accompagna in seconda posizione. Una prima fila condita da rancore, antipasto di una gara che promette scintille, anche perché i due sono divisi da soli 9 punti: Senna 78 e Prost 69.

Senna elimina Prost, strappando il titolo al rivale

La domenica mattina viene deciso dalla Federazione che i piloti che si trovano in posizione dispari sullo schieramento di partenza scatteranno dal lato destro della griglia, quello meno gommato, mentre quelli pari saranno su quello sinistro. Equivale a dire che il francese della Ferrari ha una favorevole chance di passare al comando al via. Senna non ci sta e si scaglia subito contro il responsabile di tutto ciò, Jean Marie Balestre, reo - secondo il brasiliano - di favorire il suo connazionale Prost e di aver ordito uno stratagemma che odora di complotto. La tensione è alle stelle e quando si spengono i semafori per il via della gara, si realizza lo scenario previsto da Senna: Prost brucia tutti quanti e balza al comando.

Peccato che la corsa dei grandi rivali duri poco più di 300 metri, perché alla prima curva verso destra Senna va dritto e porta con sé Prost. Entrambi finiscono nella ghiaia, immersi in una nuvola di polvere. La Mclaren e la Ferrari sono da buttare, ed è ritiro forzato. Grazie a questa carambola, Senna ritorna campione del mondo. Non senza polemiche e ricorsi da parte di chi ha subito questo attacco, che si concludono con un nulla di fatto.

Qualche tempo dopo il brasiliano ammetterà pubblicamente non solo di aver causato quell’incidente, ma di averlo persino premeditato, per colpa di quel maledetto lato destro della griglia di partenza.

Commenti