Il Mourinho della B lascia Cesena: «Due promozioni, sono prosciugato»

La serie B non riposa, oggi si gioca infatti l’andata dei playoff con Torino-Sassuolo (ore 18.30) e Cittadella-Brascia (21) con veneti e emiliani in salute e pronti a fare un brutto scherzo alle nobili decadute Brescia e Torino. C’è chi invece ha chiuso un’epoca, come Pierpaolo Bisoli che, promosso in A col Cesena, lascia la Romagna per approdare quasi certamente sulla panchina del Cagliari in sostituzione di Allegri, suo ex compagno proprio in rossoblù.
Allora Bisoli, ha deciso di andarsene dopo aver fatto sognare Cesena con due promozioni consecutive?
«Ho parlato con il presidente Igor Campedelli e gli ho rivelato quanto sia difficile per me trovare nuovi stimoli e nuove motivazioni dopo due stagioni indelebili e vissute emotivamente al massimo e a testa bassa. In questo momento non riuscirei a dare tutto me stesso alla squadra come ho fatto fino ad ora. Lascio Cesena perché io sono uno che cerca di dare sempre il massimo e oggi sono prosciugato e avrei il timore di rovinare quel feeling particolare che si è cementato in questo periodo. Ormai mi sento cesenate dentro, ringrazio tutti, dalla società al mio staff, dai calciatori alla città e ai tifosi coi quali si è creato un rapporto che non dimenticherò mai».
Lascia dunque la A col Cesena, ma ritrova la A col Cagliari.
«Calma, nulla è deciso. Ho avuto un contatto telefonico con Cellino ma ne riparleremo e, se vogliono, mi richiamino pure. Di sicuro c’è che Cagliari mi è rimasta nel cuore, ci ho giocato sette anni indimenticabili, abbiamo fatto anche la coppa Uefa e lì sono nati i miei figli».
Lei fa come Mourinho che in due anni ha vinto tutto e se n’è andato. Calza il paragone?
«Non esageriamo, ho fatto solo il mio dovere. Ma non mi aspettavo subito il salto in A dopo la promozione dalla C1, anche se col carattere che mi ritrovo, un pensierino proibito l’avevo pur fatto. Però sono i numeri a darmi ragione perché mai il Cesena era arrivato così in alto tra i cadetti: secondo posto da soli, maggior numero di punti (74) e di vittorie (20), minor numero di gol subiti (29, appena 12 in trasferta). E pensare che a inizio campionato in tanti ci davano in coda in zona retrocessione. Abbiamo costruito l’annata sui 14 risultati utili iniziali, ma la svolta è paradossalmente arrivata con la sconfitta interna col Sassuolo nel recupero dei famigerati 16 minuti. Lì potevamo crollare, ma abbiamo inanellato 5 vittorie consecutive e ci siamo presentati carichi allo sprint decisivo».
Lei ha un debole per Mazzone, la paragonano a Ulivieri e il suo calcio si ispira al «taca la bala» di Helenio Herrera. E ha anche lanciato tanti elementi come come Giaccherini, Schelotto, Djuric e Do Prado ambiti da grossi club.
«Sì, il mio principio basilare è attaccare la palla e pretendo che tutti facciano continuo movimento senza dare respiro agli avversari. E in tanti vanno a rete perché quella del Cesena è una cooperativa del gol con ben 14 giocatori a segno in campionato».
Bisoli, cosa farà da grande?
«Ho 43 anni e a 53 voglio andare in pensione a pescare a Porretta, il mio paese sull’Appennino bolognese, quindi ho 10 anni per darci dentro.

Non so se allenerò sempre in serie A, ma non mi spavento perché vengo dalla gavetta».
Ma riuscirà a convivere con un personaggio vulcanico come Cellino?
«Perché non dovrei? Lo stimo come presidente e uomo di sport».

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