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Mourinho e il Chelsea: «Una bella storia, ma adesso sono dall'altra parte»

José Mourinho ha parlato del Chelsea, del prossimo impegno di Champions ma anche di sè a Londra, di come ha lasciato l'ambiente e di come l'ha ritrovato. Josè ha detto tutto, proprio tutto quello che aveva in mente iniziando dalle sue visite a Stamford Bridge.

José Mourinho ha parlato del Chelsea, sul sito ufficiale dell'Uefa. Ha parlato del prossimo impegno di Champions ma anche di sè a Londra, di come ha lasciato l'ambiente e di come l'ha ritrovato. Ma ora c'è la partita più attesa dell'anno dallo staff nerazzurro, e Josè ha detto tutto, proprio tutto quello che aveva in mente iniziando dalle sue visite a Stamford Bridge: «L'ultima volta che sono andato a vederli giocare sono stato attento a tutti i particolari. Anche il riscaldamento pre-partita è lo stesso di quello che facevamo noi, intendo dire quello che si faceva quando c'ero io. Anche il modo in cui difendono sui calci piazzati è esattamente lo stesso, le posizioni che tengono in occasione dei calci piazzati sono le stesse. A volte giocano con il 4-4-2 con centrocampo a rombo, altre con il 4-3-3, esattamente gli stessi moduli su cui lavoravamo quando a Londra lavoravo io».
Mourinho ha però tenuto a precisare che gli allenatori che lo hanno seguito alla guida del Chelsea hanno fatto tutti un ottimo lavoro: «Penso che tra le qualità di un buon allenatore come Ancelotti ci sia capire come possano esprimersi al meglio i suoi giocatori, e invece di fare folli stravolgimenti, lasciare solo la propria impronta cercando di mantenere una struttura che si è rivelata vincente. Quindi credo che Ancelotti sia un ottimo allenatore, e che la squadra si esprima al meglio così. Questa è una grande squadra, una delle migliori al mondo».
A questo punto il Chelsea non dovrebbe avere segreti per Josè Mourinho, così come la sua Inter non ha segreti per il Chelsea di Carlo Ancelotti. «Quando scorro i nomi dei giocatori della squadra, vedo che solo Ivanovic e Anelka non sono giocatori che allenavo. Tutti gli altri ragazzi: Petr Cech, Carvalho, Terry, Ashley Cole, Essien, Mikel, Drogba, Malouda, Joe Cole, e Kalou, c'erano anche con me. Questa squadra non ha segreti per me, ma allo stesso tempo io sono un allenatore senza segreti per loro. Sarà facile per me, ma anche per loro. Io conosco loro, loro conoscono me. Io conosco il loro modo di giocare e di pensare, loro sanno come alleno e come preparo le mie squadre». sarà Mourinho e la doppia sfida con il Chelsea a dire se questo è un vantaggio, di certo Josè quando è tornato a Londra ha riscoperto antiche sensazioni: «Certo che è stato emozionante quando sono andato. È come se fossi sono tornato a casa, quella è stata la mia casa per tre anni e mezzo. Ma sono andato là con un obiettivo, rivedere tanta gente per la prima volta. Quando tornerò in quello stadio a marzo non voglio emozioni. Sono andato qualche settimana prima della partita perché quando ci tornerò voglio farlo con la testa libera».
Il grande feeling coi tifosi del Chelsea, poi, si sta ripetendo anche con i sostenitori nerazzurri, una grande soddisfazione per un tecnico sempre sotto tiro: «Sì, i tifosi sono molto importanti. Credo di aver avuto un grande rapporto sia con quelli del Porto che con quelli del Chelsea, e adesso è la stessa cosa con quelli dell'Inter. C'è una buona empatia, ci vogliamo bene, i nostri tifosi sostengono sempre le squadra e i giocatori, e questo è molto importante».
Tra i tanti record di Mourinho c'è soprattutto quello dell'imbattibilità interna in campionato che continua dai tempi del Porto e dalla sconfitta per 3-2 contro l'SC Beira-Mar datata 23 febbraio 2002, nel calcio una vita. «Credo sia divertente e allo stesso tempo anche una grande contraddizione - ha commentato Mourinho - perché in casa non giochiamo mai per il pari, mai. Gioco sempre per vincere in casa e di certo non facciamo mai niente per cercare di pareggiare e allungare la mia striscia positiva.

Non avverto alcun tipo di pressione, il record è già incredibile e sono assolutamente rilassato. Un giorno perderò e quando arriverà quel giorno sarò felice perché finalmente potrò dire: non ho perso per anni, non ho perso in casa per tante partite».

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