Mourinho ubbidisce a Moratti e convoca i tre «inutilizzati»

nostro inviato ad Appiano Gentile

«Io sempre d’accordo con il presidente? No, non sono sempre d’accordo con il presidente. Ma io sono l’allenatore e non commento mai quello che dice il mio presidente, è diverso. Poi, se lui dovesse chiedermi cosa penso delle cose che dice, allora io posso anche permettermi di dare la mia opinione. Ma io non commento mai quello che dice». Se l’è cavata anche stavolta José, è sempre difficile inchiodarlo, lui con le parole va forte, comunque ha convocato Balotelli, Quaresma e Mancini, proprio i nomi fatti da Moratti: mi spiace non vederli in campo. Nella lista degli epurati invece ci sono Maxwell e Crespo. Oltre a Cordoba, proprio il difensore che Moratti ha difeso lunedì sera in occasione di un incontro alla Comuna Baires: a lui proprio non si possono mai tirare le orecchie.
Insomma un po’ e un po’, una specie di giochino perché a Bergamo i nervi sono saltati dopo la sconfitta più pesante di questi ultimi quattro campionati e tutti sotto tiro, Mourinho per primo. «Ho avuto dei colloqui personali con alcuni giocatori - ha detto José -. Alla squadra ho detto che solo due volte nella mia carriera mi è successo qualcosa di speciale in negativo. La prima mentre ero al Porto, gennaio, pochi mesi che allenavo lì e ho perso 3-0 contro il Belenenses, ma poi un’altra sconfitta è arrivata solo la stagione successiva quando ormai eravamo campioni del Portogallo. L’altra è stata domenica a Bergamo». E giù a tirare fuori di tutto, concetti già espressi domenica sera, con un appunto non male: «Sapete cosa salvo? Salvo la reazione composta della squadra nel secondo tempo, nessuno ha perso la testa, nessuno è stato ammonito. Nel primo tempo abbiamo perso partita e orgoglio, nel secondo abbiamo recuperato l’autostima».
Se poi sia stata solo una questione di atteggiamento mentale, è lecito nutrire dubbi: «La squadra ha lavorato bene - ha spiegato Mourinho in risposta alle domande sulla preparazione invernale ad Appiano -. La squadra è pronta per giocare sei partite a settimana». Non è vero, a Bergamo la squadra era impiantata. Ma è altrettanto vero che anche prima della sosta era in difficoltà, il 9 a Brema la sconfitta per 2-1 era in realtà più netta, col Chievo in casa e a Siena ultima dell’anno, c’erano già i primi segnali negativi sotto l’aspetto fisico: semmai la successiva preparazione ad Appiano non li ha superati. Mourinho prepara la squadra con la palla, in Inghilterra funziona perché questo è un buon sistema per mantenere lo stato di forma, ma lì giocano in continuazione, non hanno soste. Qui il campionato si è fermato tre settimane.
Comunque questa sera c’è la Roma, prima e seconda dell’ultimo campionato, al duello di coppa Italia, quasi un classico, Mourinho ha detto che ritiene la Roma una squadra pronta a vincere qualcosa di importante e lui vuole la miglior Inter possibile: «Mi aspetto molto da Quaresma, Mancini e Balotelli. Mario ha migliorato un po’, gli avevo promesso che dopo una o due partite sarebbe rientrato, spero che in campo abbia la forza per rispondere in modo positivo alle pressioni perché si è parlato di lui come di Maradona e Pelé vent’anni fa».
Quando gli hanno chiesto di Drogba non si è neppure irrigidito, ha guardato dritto negli occhi e ha detto: «Qui siamo in troppi, ho sempre detto che ne voglio 20 più tre portieri, l’unico modo per togliere pressione ai giocatori. Non devono pensare che se non giocano bene, poi vanno in tribuna o in panchina, questo dà loro più equilibrio».

Toldo torna fra i pali, probabile Chivu a sinistra con Burdisso e Samuel centrali, Muntari rientra dalla squalifica e Ibra gioca dall’inizio, da scegliere la spalla. Mourinho: «Ci tengo, voglio vincere, ma se non fosse così sarò l’ultimo a uscire: fischiate me». E questo Moratti lo ha sempre apprezzato.

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