Cronaca locale

La movida folle dei ragazzi della Roma "bene" tra trap e coltelli

Dopo la violenta rissa di sabato scorso, la movida dei ragazzi del Trieste-Salario è sorvegliata speciale delle forze dell'ordine. I genitori: "Troppi bulli che emulano gli idoli della trap e c'è persino chi gira con coltelli e pistole"

La movida folle dei ragazzi della Roma "bene" tra trap e coltelli

Il quartiere Trieste-Salario è sorvegliato speciale delle forze dell'ordine. Le strade sempre più selvagge della movida dei ragazzi della Roma "bene" sono disseminate di posti di blocco.

Le divise sono appostate ovunque, a cominciare proprio dall'incrocio tra Corso Trieste e via Topino, dove sabato scorso due diciannovenni sono stati pestati a sangue da una banda di coetanei. Il video dell'aggressione, finito in rete e diffuso dalla pagina Facebook "Welcome to Favelas", è presto diventato virale.

Il ritorno alla tanto desiderata normalità significa anche questo. "È l'effetto del lockdown, dopo tutto quel tempo passato in casa c'è chi tende ad esagerare", sostiene un diciassettenne appollaiato sullo scooter davanti ad una delle birrerie di zona. Né lui né i suoi amici sembrano aver preso troppo sul serio la faccenda.

"Qua ogni venerdì o sabato sera qualcuno s'appiccica, solo che questa volta il filmato è finito in rete ed è montato il caso", ci spiega. Non hanno paura a muoversi per il quartiere, loro. "Sappiamo – ci dicono - come difenderci da quelli che vogliono fare i coatti". Il timore semmai è degli adulti, che sembrano impotenti di fronte a tanta, inspiegabile violenza. È come se si fossero risvegliati da un lungo sonno, dopo i mesi ovattati della quarantena.

Si ritrovano tutto d'un tratto a fare i conti con una realtà brutale, che avevano temporaneamente relegato nel dimenticatoio. Lo raccontano nella sequela di commenti che compaiono sui social network. Gloria ha un figlio quasi sedicenne, e ripercorre in un lungo post il sabato di follia appena trascorso. "I nostri figli - scrive - sono tutti vittime di un buco nero generato da incuranza e ignoranza".

Quello di Corso Trieste non è un episodio isolato. "Purtroppo venerdì notte è stato aggredito allo stesso modo, solo per uno sguardo sbagliato, un amico di mio figlio, anche lui sedicenne, in piazza San Cosimato a Trastevere. Succede ovunque. Due giorni di ospedale, trauma cranico e setto nasale rotto", denuncia Giorgia.

"Sono stata testimone di un fatto simile a Vigna Stelluti, durante la quarantena, due ragazzini che sembravano poco più che bambini si sono pestati a sangue con i bastoni", fa eco un'altra mamma. "I nostri quartieri: Trieste, Pinciano, Parioli - osserva Marta - sono pieni di questi bulletti, dovremmo reagire di più e non lasciar correre, stiamo diventando una società orrenda".

Il coro dei genitori è unanime, sono tutti paralizzati dalla paura che la prossima volta possa toccare ad uno dei loro figli. D'altronde il pestaggio di sabato scorso è scattato senza un perché. Chi conosce le vittime e le ha viste arrivare con la camicia imbratta di sangue dice che "sono ragazzi per bene ed è proprio per questo che li hanno messi sotto".

È la stessa versione che ci racconta un padre della zona, chiedendoci di rimanere anonimo per paura che i suoi ragazzi possano subire ritorsioni. "Il Trieste-Salario confina con zone popolari e le bande di bulli arrivano da lì, allo scopo di derubare i coetanei o anche semplicemente umiliarli", sostiene.

"Spesso si tratta di faide partite dal web, ragazzini che vogliono emulare i trapper e finiscono per scontrarsi ferocemente, coinvolgendo anche maggiorenni", spiega il genitore. "I miei figli mi hanno raccontato di ragazzi più grandi che girano con i coltelli in tasca e qualche giorno fa sembra sia spuntata anche una pistola", aggiunge preoccupato.

Sui fatti di Corso Trieste, adesso, indagano gli agenti dei commissariati Parioli e Fidene. Il sospetto è che l'episodio sia legato ad un taglieggiamento avvenuto qualche ora prima in via Suvereto, al Tufello, dove due diciannovenni sono stati aggrediti a scopo di rapina da un gruppo di coetanei. Che si sia trattato di un regolamento di conti?

"Ma quale regolamento di conti, li hanno scelti solo perché avevano l'aria indifesa", insistono i ragazzi che incontriamo in piazza Caprera. "Ma questa non è una ragione sufficiente", ribattiamo. "Dai su, siete state giovani anche voi, funziona così", è la replica. Sono loro a svelarci l'esistenza di un inquietante canale Telegram che si chiama "Risse italiane".

È qui che la violenza di strada diventa spettacolo. E la realtà assume i contorni della farsa. I ragazzi guardano divertiti le gesta dei loro coetanei come farebbero con una serie Tv. La brutalità diventa argomento di conversazione, passa di cellulare in cellulare, creando un pericolosissimo effetto emulazione. Secondo Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio, la riapertura delle scuole sarebbe servita a stemperare questo clima di odio. "I ragazzi vengono da mesi di confinamento, sono compressi", spiega.

"Si riaffacciano ad una vita senza regole, senza gerarchie, senza una guida, la scuola serve proprio a questo, a coadiuvare le famiglie", ragiona Rusconi. Ma la scuola italiana ha abdicato al suo compito. E le famiglie stravolte dalla pandemia si ritrovano sole anche in questo. "Siamo gli unici in Europa a non sapere ancora con certezza come e quando si tornerà tra i banchi", polemizza Rusconi.

E allora bisogna fare presto, lì fuori ci sono intere generazioni dimenticate.

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