Movida, pronto un altro maxi-locale all’Arco i residenti minacciano di scendere in strada

Sono pronti a scendere in strada. Per alzata di mano, ha vinto la disponibilità a manifestare contro il rumore. «Valuteremo, è possibile un’azione dimostrativa siamo già in una situazione di emergenza e se continuano ad aprire nuovi locali, la situazione diventa insostenibile». Parola della portavoce di Proarcosempione, Madela Canepa. L’associazione anti-movida che ha già presentato un esposto alla Procura lo scorso luglio, costato al sindaco Letizia Moratti l’iscrizione nel registro degli indagati per «omissione di atti d’ufficio» (in pratica, è sotto accusa l’inerzia del Comune contro il rumore) nei giorni scorsi ha diffidato il sindaco e l’assessore alle Attività produttive Giovanni Terzi contro l’apertura di nuovi locali. Uno in particolare è sotto la lente del comitato e, dopo l’assemblea di due giorni fa in via Piermarini, sta scatenando la voglia di scendere in piazza. Si tratta di un locale da mille metri quadrati al civico 6, dove i proprietari volevano realizzare una discoteca ma dovranno accontentarsi di servire aperitivi e drink. «Il problema non è se sarà o no una discoteca - puntualizza la Canepa -, siamo stanchi di aperture continue, appena la stagione lo permetterà se si continuano a creare punti di attrazione la situazione di traffico, parcheggi e rumore notturno sarà insostenibile». Segnala anche «il locale di corso Sempione 7 appena aperto e già “benedetto“ da una rissa, con un intervento delle gazzelle dei carabinieri lo scorso 2 marzo» o «la prossima apertura sempre al civico 7 di una panetteria notturna con bar, nello spazio dell’ex lavanderia». Ribadisce: «Chiediamo una moratoria, è vero che ci sono i vincoli della legge Bersani ma siamo convinti che il Comune possa superarli usando come strumento la legge regionale che impone la valutazione di impatto ambientale, e può proteggere le zone che sono già ad alto tasso di movida».
L’assessore Terzi, che ha lanciato parecchie battaglie contro i comitati anti-rumore della città, e ha difeso a spada tratta i decibel allo stadio di San Siro contro chi cercava di abbassare il volume dei concerti, questa volta si trova d’accordo con l’associazione dei residenti all’Arco della Pace. «Capisco perfettamente i cittadini - ammette - farò tutto il possibile per scongiurare nuove aperture perché è un luogo già saturo di locali, e assicuro che l’attenzione dell’amministrazione al loro problema è alta».

Anche se pretenderebbe la stessa accortezza dal Tar: «Da una parte ci troviamo diffide e avvisi di garanzia a carico, dall’altra se tentiamo di chiudere un locale che fa rumore il Tar con una sentenza lo riapre. Abbiamo le mani legate».

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