Mps, la Fondazione mette i debiti in freezer

Mps, la Fondazione mette i debiti in freezer

Sei mesi di respiro per ristrutturare un debito di 1,1 miliardi di euro. La Fondazione Mps, ieri, ha raggiunto un accordo di pre-standstill con Mediobanca e Credit Suisse per la sospensione delle condizioni del prestito convertibile «Fresh 2008» da 490 milioni di euro, sottoscritto in seguito all’acquisizione di Antonveneta da parte della controllata Monte Paschi.
Il «congelamento» del prestito, che attualmente comporta per l’ente guidato da Gabriello Mancini una minusvalenza implicita di oltre 360 milioni di euro a seguito della caduta dei corsi azionari del Monte, consente alla Fondazione di non aumentare le proprie garanzie impegnando azioni Mps. Contestualmente Palazzo Sansedoni si impegna a cedere asset non strategici come le quote in Cdp (2,5% che vale un centinaio di milioni), in F2i, in Sator (1%) e l’1% di Mediobanca ancora in portafoglio che alle quotazioni di ieri valeva 40,5 milioni.
Il presidente dell’Acri e di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, ha pubblicamente dichiarato che gli altri enti sono disponibili a sostenere Siena subentrando negli istituti guidati da Giovanni Gorno Tempini e da Vito Gamberale. Sono smobilizzabili inoltre il 36% dell’azienda vitivinicola Fontanafredda e il 31,6% di Sansedoni, l’immobiliare senese. Quest’ultima, però, è più problematica da dismettere visto l’andamento negativo del mercato immobiliare.
L’obiettivo, comunque, è quello di arrivare entro la prima metà del mese alla sottoscrizione di un vero e proprio accordo di standstill che coinvolga anche le 11 banche creditrici (capeggiate da Jp Morgan) che hanno prestato 600 milioni alla Fondazione (ora scesi a 524) nello scorso giugno per consentirle la sottoscrizione dell’aumento di Mps. Credit Suisse e Mediobanca, che anche in questo caso sono attori della partita, sono fiduciose di poter coinvolgere gli altri istituti. In questo caso, però, la Fondazione dovrebbe ammainare la bandiera della maggioranza assoluta di Mps (attualmente le fa capo il 49,1% più il sottostante dei Fresh 2003 e 2008) conservando quanto meno il diritto di «blocco» e quindi non scendendo sotto il 33 per cento.
Al momento, l’opzione più facilmente plausibile è la sottoscrizione di un patto di sindacato con due azionisti forti della banca presieduta da Giuseppe Mussari: il «liquidissimo» Francesco Gaetano Caltagirone (3,92%) e i francesi di Axa con cui la banca ha stretto una partnership di bancassicurazione. Indiscrezioni di stampa indicavano la possibilità di uno scambio tra azioni Mps e una parte del 5% di Axa in Bnp Paribas, ma è molto probabile che la Fondazione intenda monetizzare. Analogamente, appare difficile che un fondo di investimento possa rilevare una minoranza del Monte senza strappare una condizione favorevole. L’ultimo baluardo è la difesa dell’«indipendenza» senese, sostenuta anche dalla politica locale, contro eventuali acquisizioni dall’esterno.
Mps, dal canto suo, sta studiando tutte le contromisure per evitare la ricapitalizzazione da 3,3 miliardi impostale dall’Eba. Il primo febbraio è stata convocata un’assemblea straordinaria per deliberare sulla conversione del prestito Fresh e delle azioni di risparmio.

Un aumento di capitale gratuito di 752 milioni che sblocca la «riserva sovrapprezzo». Con la loro computazione a Core Tier 1 si ottiene un beneficio sui coefficienti patrimoniali dell’istituto pari a 75 punti base e già ricompresi nel Core Tier 1 che a fine settembre era al 10,5 per cento.

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