Mps, i maldipancia senesi sull’ipotesi di Profumo

Mps, i maldipancia senesi sull’ipotesi di Profumo

A Siena c’è grande attesa per il match che la Mens Sana giocherà oggi a Bilbao, penultimo atto dell’ Euroleague. Il clima da prepartita sul campo di basket serve anche a distrarsi dalle beghe bancarie che da giorni stanno tormentando le contrade. In gioco c’è la senesità del Monte dei Paschi dopo la resa della Fondazione che ha deciso di cedere fino al 15% della banca. Rothschild, advisor dell’ente, ha firmato un accordo di riservatezza senza esclusiva con i due fondi Clessidra e Equinox interessati ad acquistare parte delle quote. Ma la Fondazione starebbe anche sondando famiglie e imprenditori che hanno già legami con la banca per cedere a loro una quota vicina al 10%. L’obiettivo è raccogliere la liquidità necessaria a saldare il debito da 1,1 miliardi entro il 15 marzo quando scadrà la moratoria con i creditori italiani e stranieri senza scendere sotto il 33% e perdere i diritti di veto in assemblea straordinaria. La strada alternativa sarebbe quella di ripartire una prima quota sotto il 10% in mani meno collegate con il mondo della finanza. Non facile.
I senesi sono in ansia. Anche perché ai mal di pancia per la possibile perdita del controllo della banca si aggiungono quelli per il cambio al vertice del Monte di aprile. In questi giorni il candidato più quotato a prendere il posto di Giuseppe Mussari sulla poltrona di presidente è quello di Alessandro Profumo. Nomina lanciata dal Pd romano (sponsorizzata da Rosy Bindi, nata a Sinalunga) e imposta al Pd locale già diviso al suo interno fra l’ala sinistra (guidata dal sindaco, Franco Ceccuzzi e dal presidente della Provincia, Simone Bezzini, disposta ad accettare un «papa straniero» gradito al partito) e l’ala cattolica (capitanata dai fratelli Alberto e Alfredo Monaci di cui fa parte anche il presidente della Fondazione Gabriello Mancini) che non gradirebbe affatto l’arrivo del banchiere genovese. Ad alimentare le perplessità sono anche le ombre sul curriculum di Profumo, con l’udienza del Gup di Milano per il rinvio a giudizio sul caso Brontos (frode fiscale da 245 milioni) fissata il 22 maggio; e senza dimenticare che sulle spalle dell’ex Unicredit pesano le responsabilità di una gestione costata ai soci dell’istituto 14,5 miliardi per i tre aumenti varati dal 2008 a oggi. Anche se la Borsa, invece, fa il tifo per Profumo con un rialzo dell’8% dei titoli.
Sulla scelta del presidente vorranno avere voce in capitolo anche i nuovi azionisti che rileveranno le quote messe in vendita dalla Fondazione e che potrebbero rivendicare anche una poltrona in cda. Soprattutto Equinox, fondo per un terzo gestito da Intesa e guidato da Salvatore Mancuso, l’ex presidente del Banco di Sicilia da cui uscì proprio dopo un epico scontro con l’allora onnipotente ad di Unicredit.


A meno che, si maligna nelle contrade di Siena, il nome di Profumo non sia stato speso proprio per far affiorare i mal di pancia su un «papa straniero» e convincere la città che, specie in assenza di altro condidato, forse è meglio lasciare Mussari al suo posto. Rinnovandogli il mandato ad aprile.

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