Mps inverte la rotta nel terzo trimestre 2010 dove mette a segno una crescita, in linea con le attese, dell’utile netto del 38% a 95,8 milioni grazie alla cessione delle 72 filiali sebbene il risultato dei nove mesi permanga in calo dell’11% a 356,9 milioni. La banca senese va poi avanti a buon ritmo sui due tradizionali punti deboli: il rafforzamento patrimoniale e il taglio dei costi ed esclude una ricapitalizzazione. Risultati definiti «buoni» dal vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone e «incoraggianti» dal principale azionista la Fondazione Mps che ora spera in un ritorno dei dividendi. In Borsa il titolo, in una giornata negativa per le banche, ha chiuso in sostanziale stabilità.
Il Tier1 del gruppo a fine settembre è salito all’8,4% dal 7,8% di giugno, e scende a 7,2% senza considerare i Tremonti Bond che il direttore generale Antonio Vigni conferma ancora una volta di voler rimborsare prima della scadenza di fine 2012. A questo va aggiunto il beneficio della cessione della Sgr e degli immobili, operazione quest’ultima per la quale la Banca dItalia ha indicato gli elementi da prendere in cosiderazione per definire il trattamento prudenziale.
L’effetto dell’introduzione delle norme di Basilea3, assicura Vigni, sarà «gestibile» e pari a 70 punti base compensabili dalla capital generation ricorrente attesa per il prossimo triennio e da ulteriori potenziali azioni su valorizzazione attivi del gruppo.
Sul fronte dei costi il Monte mette a segno un taglio del 3,6% e ritocca la previsioni dell’intero anno all’insù a 4,5%. In 3 anni il calo è stato ben 13%. Il cost/income è al 60,3% dal 64,8% di fine 2009.
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