Multe alle bici, fioccano solo polemiche

Multe alle bici, fioccano solo polemiche

Nella Milano traguardo del Giro d’Italia, i ciclisti - quando non vestono la Maglia rosa - devono stare al loro posto, cioè fuori dai marciapiedi, così come ogni altro veicolo (articolo 143 del codice della strada). Peccato però che pedalare per le strade cronicamente congestionate della metropoli, accanto a furgoni sfreccianti e cercando di non finire con le ruote nelle rotaie dei tram, spesso significhi sfidare la sorte. Ciò non toglie che l’uso delle aree pedonabili, da parte del popolo dei patiti del pedale, metta in pericolo l’anello più debole del sistema della mobilità cittadina: il pedone.
Queste solo alcune delle considerazioni che affollano in queste ultime ore blog e siti di informazione, da quando due giorni fa, presso i comandi di zona della Polizia locale, è arrivata una circolare firmata dal vicecomandante Appiani che invitava i Vigili urbani meneghini a multare i ciclisti che transitano sui marciapiedi. L’ordine impartito da via Beccaria faceva riferimento alle «sempre più frequenti proteste da parte dei cittadini» per violazioni di ciclisti che molte volte avvengono «sotto gli occhi degli agenti».
Se dovessimo tracciare un bilancio degli effetti della direttiva del Comando centrale dei ghisa, potremmo azzardare un paio di considerazioni: se da un lato non c’è stato il preannunciato diluvio di multe da 36 euro (questo l’ammontare della contravvenzione per chi scambia i marciapiedi per una pista ciclabile), dall’altra si è innescato un vivace dibattito riguardo all’uso - e l’abuso - della bicicletta per le strade della città.
«Non c’è stato alcun aumento delle infrazioni contestate ai ciclisti - assicura Roberto Miglio, delegato sindacale dei vigili urbani -. È giusto che chi rappresenta un pericolo venga sanzionato, ma mi sembra eccessivo multare donne con bambini che circolano in bici sui marciapiedi piuttosto che rischiare di essere investite: ci vuole buon senso».
Di tutt’altro avviso il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici, che si dichiara «totalmente d’accordo con la scelta del comandante Bezzon di dare un segnale chiaro. Non è possibile che i ciclisti di Milano, che peraltro sono la netta minoranza della popolazione, si considerino intoccabili solo per il fatto di non avere un motore sotto i piedi. Nel loro stesso interesse - ha sottolineato - e a difesa delle mamme con i passeggini e di tutte le figure deboli sulla strada, bisogna incentivare il rispetto delle regole e sanzionare ogni tipo di comportamento contrario alla legge».

E se Manfredi Palmeri, presidente del consiglio comunale, insiste nel ribadire che «va vietato l’uso della bici nelle strade a rischio e incentivato in condizioni di sicurezza», Alberto Palazzo, coordinatore regionale della onlus Codici (Centro per i diritti del cittadino) invoca l’immediata «abolizione di questa sanzione che va a colpire una categoria già martoriata dall’insufficienza di piste ciclabili e dalla pericolosità delle strade cittadine».

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