Multe pazze, il Comune vuole soldi anche da chi ha già vinto il ricorso

Multe pazze, il Comune vuole soldi anche da chi ha già vinto il ricorso

(...) ai sensi della legge vigente e dello Stato, già culla e patria del diritto, è il potere pubblico che ti chiede di discolparti. Allora ti ci metti d’impegno, butti all’aria cassetti e cassettini, i riposti più segreti della casa in città e di quella di campagna, vai persino a frugare nella borsetta di tua moglie, pardon: della tua compagna. «Eccola, l’ho trovata!» esulti alfine, credendo, ingenuo, che l’odissea sia finita lì. E invece sei neanche a metà strada.
Sentite un po’ cos’è successo alla signora Luisa Ramasco, genovese. Pare che, più o meno, nelle sue condizioni - lo ammette il comandante della Polizia municipale, Roberto Mangiardi - ci siano tre o quattromila cittadini, raggiunti ingiustamente da un avviso bonario di pagamento dall'amministrazione comunale. Dunque: alla signora in parola arriva a domicilio una multa per un’infrazione che non ha commesso. Lei ci riflette, decide di non pagare un bel niente e di far ricorso. Passa il tempo. La pratica avanza. Come i gamberi, si deve dire. Ma non per colpa del giudice di pace, Maria Cristina Mammano. Che, anzi, esamina il ricorso e dà ragione all’interessata: niente multa, sentenza indiscutibile che passa in giudicato. Cioè, dovrebbe passare in giudicato. Comunque - siamo all’8 luglio 2008 - la signora Ramasco si rasserena, torna alle sue faccende e, col tempo, si dimentica della multa. «Può capitare, certo che può capitare - sospira -, non c’è da scandalizzarsi». Invece...
Arriva il momento di «multa pazza»: una strage. Il cervellone centrale si scatena, emette avvisi a raffica, migliaia di bollettini, decine di migliaia, 87mila in tutto, ma pare che sia solo l’inizio. Quando parte, ’sto cervellone intelligente, chi lo ferma più? Il Comune ci punta assai, spera di raddrizzare alquanto la baracca del bilancio. Due conti, e al nuovo «ministro del Tesoro» della giunta Vincenzi, Francesco Miceli, non par vero che piovano tanti euro su Palazzo Tursi. Solo che non è vero, almeno in parte. Dal totale presunto bisogna togliere quella «fetta» di tre-quattromila cittadini che sono in perfetta regola. Come la signora Luisa, che si è vista recapitare un «avviso bonario» come preannuncio di emissione della cartella esattoriale, preannuncio a sua volta di minaccia di pignoramento. «Ma come? Io ho ottenuto l’annullamento della multa! - sbotta la signora Ramasco -. Evidentemente il reparto contravvenzioni continua a non funzionare, se inviano richieste inutili ai cittadini i quali poi si devono attivare e perdere tempo per far correggere l’errore dell’autorità pubblica». Oltre tutto, ricorda la signora, «mi pare che ci sia una nuova disposizione di legge secondo la quale le istituzioni non possono richiedere ai cittadini duplicati di documenti già in loro possesso. In questo caso, pertanto, gli avvisi dovrebbero essere annullati direttamente dalla Polizia municipale, comunicando ai cittadini l’avvenuto annullamento della richiesta». Infine, presa dallo sconforto: «Penso - sospira la signora Luisa - che sia finita l’epoca in cui i cittadini dovevano perdere il proprio tempo per riparare gli errori degli uffici pubblici».


Di errori, fra l’altro, parla apertamente anche l’ottimo assessore Francesco Scidone, che ha la delega ai vigili urbani: «È tutta colpa dell’associazione temporanea di impresa che ha elaborato il sistema di emissione degli avvisi - sottolinea -. Provvederemo a correggere la procedura e, se del caso, chiederemo i danni e l’indennizzo». Da «girare», possibilmente, ai tre-quattromila genovesi che il danno l’hanno già scontato con gli interessi.

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