Milano E allora doveva essere la partita di Mourinho contro Ranieri, anche di Ibra contro Del Piero e perfino il derby delle scarpe rosa tra Materazzi e Amauri che lo sponsor caldeggiava via mail. E invece all'improvviso sbuca Muntari, una zampata e via e l'Inter è già in fuga. E soprattutto spunta Adriano, quello che se non gioca gli dà un po' fastidio e che dopo aver segnato il sesto, dicasi sesto gol dell'amichevole brasiliana contro il Portogallo, è tornato petto in fuori. Eccolo lì, allora, fuori dal tunnel e s'intende quello che porta sul campo di San Siro ovviamente. Mourinho l'ha lucidato, l'ha perdonato e l'ha buttato nella mischia del derby d'Italia perché quel derby fosse il suo. E fosse l'ennesima rivincita da una vita un po' così.
Sorpresa? Certo, riuscita. L'altra sorpresa invece è un uomo vestito di giallo, si chiama Nicola Rizzoli ed è grazie a lui se Inter-Juve diventa anche una partita a tratti bellissima, veloce e soprattutto senza quei fischi nelle orecchie che di solito agitano i 22 in campo. Perché magari non sarà stato merito di Ancelotti, però guarda caso per la partita che conta finisce che arriva un arbitro che ferma pochissimo il gioco e quando lo fa non sbaglia mai, se si eccettua la volta che - per ammonire l'esagitato Amauri - blocca Adriano che s'invola verso Manninger. Una piccola pecca, certo, riabilitata dal rigore che Rizzoli non concede a Marchionni in versione uomo volante dopo un lieve contatto con Muntari. E se si deve dire tutta la verità, questa volta il penalty allo stadio sembrava talmente vero che quando la tv l'ha smascherato c'era solo da applaudire.
Prima e dopo intanto c'è stata Inter-Juve con l'Adriano di cui sopra, tonico ancorché ancora lontano da quello che fu. Che sia l'Inter ad avere le occasioni del primo tempo va a merito di una squadra che ha cercato quasi sempre la via centrale per evitare di lasciare a Nedved e Marchionni gli spazi per far male. Perso Tiago dopo due minuti per una distorsione al ginocchio, i bianconeri ci hanno messo un po' a ritrovare il manuale di istruzioni. Si discetterà a lungo sulla formula scelta da Mourinho, eppure quello Stankovic messo lì a fare il guastatore sapeva di antico e mica troppo. Così ecco proprio il serbo che s'incarta col pallone mentre Manninger è già preoccupato (11') ed è ancora lui a girare tra le linee mentre Adriano rompe il gelo dello stadio agitandosi in maniche corte e Ibrahimovic fa a sportellate con l'intera difesa della Juve: a turno sono Chiellini, Grygera e Legrottaglie e sfidare Zlatan a duello e ne uscirebbero malconci se lo svedese, servito graziosamente da un omaggio proprio del Nicola troppo timorato di Dio, non tirasse fuori con Manninger già sdraiato.
E la Juve? Ci prova, ma il primo tempo di Del Piero è un mezzo calvario e poi c'è Samuel, talmente Muro che pure Materazzi s'adegua. Ecco allora che si finisce con l'Inter ancora vicino al gol - Muntari fermato due volte da Manninger - e la sensazione che nel secondo tempo ci sarà da divertirsi.
Infatti. Anche se è vero che seppur si continua a correre e il tempo passa via che è un piacere, di occasioni per sussultare però nulla, almeno fin quando Ibra non si ritrova davanti solo davanti al portiere e finisce come nel primo tempo: fuori. È il segnale, anche perché Adriano per due volte fa rimpiangere Cruz e così allora Ranieri rispolvera Camoranesi, chissà mai che torni a far male a San Siro. Ma non basta, neanche il tempo di provarci che la sorpresa la fa l'Inter con un'azione un po’ così. Talmente così che sbagliano un po' tutti: Adriano la dà a Ibra di sghembo, Zlatan tira a sinistra mirando a destra, Muntari sbuca dal nulla e la mette piano nell'unico spicchio di porta dove c'è il portiere avversario.
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