Udine - E' morto ieri a Udine lo scrittore Carlo Sgorlon. La notizia è stata pubblicata sul sito ufficiale del romanziere friulano, che era nato a Cassacco, non lontano da Udine, il 26 luglio 1930. Molto ampia la sua produzione letteraria, al centro della quale spiccano la vita contadina friulana, il dramma delle guerre mondiali e le storie degli emigrati. Il primo romanzo, pubblicato nel 1960, si intitolava Il vento nel vigneto. Grande successo fu poi Il trono di legno, premio Campiello 1973, mentre nel 1985, Sgorlon vinse il premio Strega con L’armata dei fiumi perduti. La sua ultima fatica letteraria, La penna d’oro, un’autobiografia, è stata pubblicata nel dicembre 2008.
Romanziere di un Friuli magico Sgorlon era dotato di una vena di realismo magico che lo accomunava al grande autore sudamericano Gabriel Garcia Marquez, da lui peraltro molto amato. Il suo Friuli e le sue saghe sono state fonte inesauribile della sua poetica, dei personaggi creati e delle sue riflessioni. Un amore - come lamentò egli stesso - non sempre corrisposto, tant’è che nella sua biografia, La penna d’oro (2009, Morganti) lo scrittore descrisse il suo isolamento dagli altri autori ma soprattutto il il fatto che la sua terra natale non lo avesse "ricambiato in forme piene e convinte". Colpa - suggerì - del carattere dei friulani. Eppure sia l’uno sia l’altro si devono molto. Nato il 26 luglio del 1930 a Cassacco - 15 chilometri a nord di Udine - Sgorlon, figlio di piccola borghesia, è stato in un certo senso un autodidatta: ad un inizio di studi incostante è seguito invece a 18 anni l’ammissione alla Normale di Pisa e poi la laurea in lettere con una tesi su Kafka e la specializzazione a Monaco di Baviera. Ma il suo posto sarà la scuola, dove svolgerà gran parte del suo insegnamento di Lettere.
I primi lavori Il primo romanzo dell’autore è Il vento nel vigneto (1960), riscritto in lingua friulana nel 1971, con il titolo ’Prime di serè. Già da allora è il mondo contadino ad avere la parte principale, anche se Sgorlon è scrittore che non disdegna temi diversi come dimostrano i successivi romanzi: La poltrona (1965), La notte del regno mannaro (1967) e La luna color ametista (1970). Racconti nei quali i personaggi sono nevrotici e persi nei loro ritmi affannosi. Specialmente l’ultimo - la storia si svolge in una Udine magica e misteriosa - è considerato dalla critica come una sorta di spartiacque della sua produzione. Subito dopo arriva il successo con Il trono di legno (Premio Campiello 1973): storia di un affabulatore di vicende fantastiche, erede inconsapevole di una cultura sotterranea e misconosciuta. Escono poi La Regina di Saba (1975), ritratto di una misteriosa figura di donna, e Gli dei torneranno (1977), epica della civiltà contadina del Friuli e del suo scontro con la modernità.
Sgorlon e il terremoto del '76 Il devastante terremoto del 1976 avrà eco in La carrozza di rame (1979), saga di una famiglia di piccoli proprietari terrieri, gli De Odorico già protagonisti de Il trono di legno. Pur impegnato in un’abbondante produzione letteraria, Sgorlon non abbandona però la scuola e l’insegnamento di Italiano e Storia negli Istituti tecnici, nè le sue passioni di agricoltore ed artigiano che danno linfa ai suoi romanzi. Sono di questo periodo La contrada, La conchiglia di Anataj che nel 1983 gli fa vincere per la seconda volta il Campiello ed è unanimente considerato il suo capolavoro.
Il premio Strega Nel 1985 è la volta dello Strega con L’armata dei fiumi perduti (25 ristampe) imperniato sulla tragedia di due popoli: quello cosacco e quello friulano. L’anno dopo arrivano Il quarto re mago e I sette veli. Sono del 1990 La fontana di Lorena e La tribù per arrivare due anni dopo a La foiba grande sugli eccidi di massa in Friuli, cui segue Il regno dell’uomo (1994) e quindi La malga di Sir (1997) incentrato sullo scontro di Porzus dove fu ucciso dai partigiani comunisti il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido Alberto, partigiano anche lui.
Del 1998 è Il processo di Tolosa seguito da Il filo di seta (1999) in cui si racconta la vicenda incredibile degli itinerari di Odorico da Pordenone. L’ultima produzione è nell’ordine: La tredicesima notte (2001), L’uomo di Praga (2003), Le sorelle boreali (2004) e Il velo di Maya del 2006.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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