da Roma
«O questa notte o mai più, non c’è una seconda possibilità, non ci sono secondi appelli». Cala la notte a Roma, mentre Maurizio Sacconi esce dal ministero del Welfare. «Domattina (cioè oggi, ndr) - spiega - quando si aprono gli uffici di Alitalia, il commissario deve avviare con rapidità atti che si fondano sulla presenza o meno di un accordo, quindi di un’offerta».
Un invito a chiudere prima dell’alba, che trae forza dalle offerte giunte per i settori cargo e manutenzione da parte di gruppi privati, che salvaguardano oltre mille posti di lavoro. Ma che si scontra con le forti resistenze dei piloti, decisi a non sottoscrivere il contratto unico. Tanto da rendere necessario un vertice imprevisto a palazzo Chigi, dal sottosegretario Gianni Letta, con il presidente della Cai Roberto Colaninno, il commissario Augusto Fantozzi, i vertici di Intesa San Paolo, Corrado Passera e Gaetano Miccichè, i ministri Sacconi e Matteoli. Si discute se concedere ai piloti un contratto a parte; spuntano voci di dimissioni di Sabelli, prontamente smentite. «Il nodo sono i piloti, se lo superiamo la strada è in pianura, se non in discesa», dicono fonti di governo.
Durante il summit di palazzo Chigi si interrompe il negoziato al ministero del Welfare, dove le nove sigle sindacali che rappresentano piloti, assistenti e personale di terra trattano ad oltranza in quattro tavoli con Rocco Sabelli e i suoi. Poi si riprende, in piena notte, alla ricerca dell’intesa.
In mattinata erano emersi spiragli positivi. L’ad della cordata Colaninno mostrava disponibilità a trovare una soluzione per il settore cargo e la manutenzione pesante, fuori dalla nuova Alitalia. Sabelli ha confermato l’interesse a partecipare «a una joint venture di operatori specializzati che rilevi le attività cargo e le gestisca con criteri di mercato». Per la manutenzione, ha aggiunto, «diamo mandato al commissario Fantozzi di trovare una forma contrattuale pluriennale in outsourcing, prevedendo una nostra partecipazione azionaria». L’Atitech - la società con base a Napoli che effettua la manutenzione - impiega 700 addetti, mentre quelli del cargo sono 450.
Alle aperture verbali, seguono i fatti. In serata Fantozzi rende noto di aver ricevuto una manifestazione di interesse da parte di Aviation-Management Consulting Gmbh & Co. per l’intero pacchetto di azioni Atitech e per l’intera struttura Alitalia della manutenzione pesante. Una seconda manifestazione di interesse, per il ramo cargo, è giunta da Alis-Aerolinee italiane spa e Miro Radici Finance spa. È anche incominciata, mercoledì scorso, l’attività di due diligence da parte della Cai. «Bisogna chiudere entro venerdì, per poter andare avanti», faceva sapere il commissario.
E mentre il lavoro di Fantozzi proseguiva di lena, i negoziatori si preparavano a una lunga nottata di trattative, con molti punti controversi ancora sui tavoli: dal contratto unico alle retribuzioni, alla difficile partita degli esuberi (3.250 secondo il governo, il doppio secondo i sindacati). Per i piloti dell’Anpac, «la risposte non sono ancora sufficienti», e dunque situazione «ad alto rischio». Fonti della Cisl erano ottimiste sugli stipendi. «I nodi si possono sciogliere - ha spiegato il segretario Raffaele Bonanni, unico segretario generale delle confederazioni presente al negoziato - ma noi insistiamo sulla non possibilità di scalata da parte di stranieri». Da Bologna, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani invita a continuare a trattare «fino a un punto di compromesso accettato da tutti». Dice apertamente Renata Polverini: «Il sindacato non vuole essere responsabile del fallimento, tanto meno capro espiatorio».
Ma piloti e assistenti di volo autonomi fanno muro sul contratto unico, scontrandosi con l’azienda. «L’unica base di partenza della discussione resta la piattaforma contrattuale Cai», ribadiscono i rappresentanti della cordata: «La nascita di una Nuova Alitalia potrà avvenire esclusivamente con una netta discontinuità rispetto alla situazione attuale», poi si potranno cercare «successivi raccordi» con i contratti esistenti.
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