Una visita molto istituzionale. Arengario e Bocconi, arte ed economia, eleganza ed establishment. L’ultima volta che era stato a Milano, a Sant’Ambrogio per la prima della Scala, Giorgio Napolitano aveva trascurato il Museo del Novecento, il fiore all’occhiello della città inaugurato giusto il giorno prima e aveva preferito accompagnare la moglie Clio a visitare la tradizionalissima Brera. I milanesi dal sindaco in giù, pur apprezzando l’omaggio presidenziale all’amata Pinacoteca, erano rimasti un po’ male. Così questa volta il Capo dello Stato si è concesso un bel giro dell’edificio fascista reinventato per ospitare i capolavori dell’arte del secolo scorso.
Alla fine è rimasto più che soddisfatto ed è potuto andare sereno a colazione con il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Paul Trichet. Luogo del pasto l’Hotel et de Milan, che Napolitano ancora una volta ha preferito agli austeri locali della prefettura: è sceso in via Manzoni lunedì sera, medesimo luogo scelto per il 7 dicembre e quella volta si era detto che fosse stata una scelta romantica della coppia presidenziale il voler tornare in uno dei luoghi di gioventù. Dopo mangiato, un breve riposo e poi il convegno in onore dell’ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa, morto improvvisamente poco più di un mese fa.
Letizia Moratti in tricolore da sindaco, il presidente della Provincia Guido Podestà con la fascia azzurra, il governatore Roberto Formigoni con cravatta viola e Borsalino in testa, il presidente del consiglio regionale, Davide Boni, con gli occhiali scuri e il fazzoletto verde nel cappottino, si sono schierati a falange alle dieci del mattino per accoglierlo davanti al Museo del Novecento e accompagnarlo in giro per le sale.
«Una realizzazione straordinaria» il commento del presidente della Repubblica, che ha particolarmente apprezzato l’aspetto popolare della nuova galleria: dall’inaugurazione e fino al 28 febbraio si può visitare gratis. Parlando con i compagni di visita guidata tra i Sironi e i Morandi, Napolitano avrebbe sottolineato l’importanza dell’arte, che è uno dei grandi valori, e la necessità che sia sostenuta grazie ai contributi pubblici e privati. È una sponsorizzazione di Bank of America Merril Lynch ad aver consentito al Comune di tenere aperto gratis il Museo del Novecento.
All’ingresso Napolitano si è subito imbattuto nella gigantesca tela di Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, con il popolo dei lavoratori in sciopero che avanza. Il presidente è rimasto sorpreso di trovarlo lì, forse perché un’altra versione è custodita a Brera. Ha chiesto la data esatta in cui è stato dipinto. 1901. «E lui prontamente ha risposto: quando c’era Giolitti. Ha subito inquadrato il periodo storico e le vicende politico di quel momento» ricorda con una certa commozione l’assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory.
Poi, raccontano i testimoni del giro al Museo, Napolitano ha apprezzato le nature morte di Morandi e il gigantesco neon di Lucio Fontana, quello che l’artista aveva creato per la Triennale del 1951 (e che si può ammirare anche dalla strada, sollevando gli occhi da piazzetta Reale).
Oggi Napolitano sarà a Bergamo per la celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia e il sindaco ha chiesto di esporre ovunque il tricolore. Come mai non l’ha fatto anche lei? è stato chiesto alla Moratti.
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