Il museo del Novecento è aperto da un mese, ma il sito del Comune non lo sa

L'evento più importante degli ultimi tempi è snobbato da un servizio internet non aggiornato, che contiene errori e lacune. Dice che l'Arengario è ancora in restauro e non dà alcuna informazione sugli artisti esposti

Il museo del Novecento è stato felicemente aperto al pubblico il 6 dicembre, un mese fa, e da allora le code dei visitatori si allungano e serpeggiano nella piazzetta Reale e in piazza Duomo. Il successo, grazie anche all'ingresso gratuito, è evidente e un basta un rapido giro nelle sale per cogliere in pieno che si tratta di un luogo che arricchisce Milano e che ne rivendica il ruolo primario che ha avuto nell'arte italiana del secolo scorso. L'impegno del Comune si è materializzato, negli ultimi anni, in un'ampia ristrutturazione del palazzo dell'Arengario e in un allestimento del museo di buona qualità. Oggi, l'impegno dovrebbe prolungarsi in un sostegno organizzativo all'altezza delle esigenze di tanto pubblico: ma se tale sforzo lo valutiamo dal sito internet del museo, l'impressione che si ricava è purtroppo negativa, di sorpresa e di sgomento. Il sito non è aggiornato, contiene errori, è lacunoso, contraddittorio e non dà sufficienti informazioni a un potenziale visitatore. Anzi, di più: per il sito il museo non è nemmeno stato ancora aperto!
Qual è la prima cosa che vuol sapere chi intende visitare un museo, soprattutto se nuovo? Vuol sapere che cosa vi è esposto, che cosa troverà in quelle sale: è la prima, fondamentale richiesta, perchè le opere di un museo sono il suo prodotto. Bene, nel sito (www.museodelnovecento.org, contraddistinto dal logo del Comune di Milano che gli conferisce ufficialità) non sono riportati né i nomi degli artisti né indicazioni sulle opere esposte. Alla voce «Collezione» si comincia con buona volontà: «Il Museo del Novecento possiede un'eccellente collezione, che testimonia la storia dell'arte italiana dall'inizio del XX secolo ...» ma il discorso s'interrompe e, pur cliccando qua e là, non si trova la continuazione. In compenso sono facili da trovare tutti i nomi di sindaco, assessori, direttori, curatori, allestitori, membri dei comitati scientifici, collaboratori, consulenti, studiosi, uomini e donne dello staff: persino degli autolesionisti autori del sito. Ma gli artisti? Soccorre, almeno apparentemente, una finestrella che suggerisce: cerca nel sito. Provando a scrivere il nome di qualche artista di sicura grandezza, per esempio Morandi o De Pisis, il responso è: nessun risultato trovato. Scrivendo il nome di Carrà, la risposta è bizzarra: tre riferimenti a opere e studi che al museo del Novecento non appartengono. Insomma: il visitatore dovrà recarsi più o meno alla cieca, senza sapere se troverà il celebre ritratto della madre di Boccioni, o la scultura, dello stesso artista, che tintinna nelle nostre tasche perché riprodotta sulla moneta da 20 centesimi, «Forme uniche nella continuità dello spazio». (Un inciso: l'elenco di tutti gli artisti c'è, ma è nascosto nella cartella stampa dell'inaugurazione, e riprodotta nel sito al capitolo "Press". Così è come se non ci fosse).
A proposito dell'inaugurazione, a essa sono dedicate numerose voci della rassegna stampa. Tuttavia, in altre parti del sito sembra proprio che non sia ancora avvenuta. Sulla pagina iniziale, infatti si legge che «l'ordinamento della collezione destinata al museo è attualmente oggetto di studio da parte del comitato scientifico...». In altre parti del sito si parla al futuro: a proposito del progetto, si legge tra l'altro che «l'edificio dell'Arengario verrà collegato direttamente al secondo piano di Palazzo Reale tramite una passerella sospesa», che in realtà c'è ed è già percorribile. Ancora più esplicita un'altra dichiarazione: «Il museo, presso il Palazzo dell'Arengario in corso di restauro, mostrerà al pubblico circa 400 opere...». Eppure, la «home» non lascia dubbi: il sito è vivo, visto indica, sul calendario, la data 5 gennaio 2011, oggi. Anche se un piccolo scivolone si riscontra poco più in là, sotto la testata: c'è scritto «news» ma la data di aggiornamento è il 30-11-2001. Dieci anni fa: possibile?
E poi, che cos'altro vorrebbe sapere l'ignaro e volonteroso potenziale visitatore? La fantasia può spaziare: potrebbe voler sapere quanto costerà il biglietto dal 1 marzo, alla fine del periodo gratuito, e quali categorie saranno beneficiate da agevolazioni; potrebbe voler vedere delle opere, potrebbe pensare di cercare quadri e sculture secondo i soggetti. Di tutto questo non c'è traccia. Non c'è traccia nemmeno di un servizio di bar-ristorante, che in questo caso c'è, ed è un eccellente locale affacciato proprio sul Duomo, con una vista spettacolare. Non c'è traccia di indicazioni sul guardaroba, che fino a pochi giorni fa risultava desolatamente inattivo.
Forse è esagerato volare di fantasia, quando si clicca sul sito di un museo? No, affatto. Un esempio verificabile da tutti è il sito della Gare d'Orsay, il museo dell'Ottocento di Parigi. Un tripudio di informazioni e d'immagini, di programmi di mostre e di illustrazione di collezioni: un piacere addentrarsi. C'è il catalolgo completo delle opere esposte, tutte riprodotte, che possono essere ricercate, ordinate, conservate, scaricate, memorizzate secondo i propri interessi, arricchite di notizie sugli artisti. Ampie le informazioni sull'accesso e dettagliate, per ogni categoria: si scopre persino che i disoccupati iscritti nelle liste di collocamento entrano gratis.

La Gare d'Orsay è un esempio pretenzioso, si dirà: più grande, più visitato, più internazionale, più collaudato. È vero: ma bisogna sempre confrontarsi con chi fa meglio di noi. Saper copiare con umiltà e intelligenza è sempre un fattore di merito, non di mortificazione.

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