Cronaca locale

La musica si fa micro tra nickname e video-giochi

I campioni della notte spuntano mascherati da conigli, vestiti da orsacchiotti giganti, in costumi da rane e pompieri; il pubblico esulta a ritmi tecnologici, incalzanti. Il sound che sparano fa ballare e si chiama micromusica, ma è giusto definirlo anche con una sigla: 8bit. Nessuno tra gli artisti alle consolle si presenta col suo vero nome, si usano nickname. Mitico il romano Micropupazzo, fa paura Lamette, un po’ di tenerezza Pc=na. Generazione elettronica, nuova tribù online.
Sono i giovani e colorati portabandiera di una musica che si suona con «obsoleti computer commodor 64 oppure con videogiochi ripescati dalla spazzatura, aggiustati e modificati per l’uso», spiegano. Risultato: motivetti martellanti, rumori digitali, sonorità di base tipo «blit», «blot», «blat». Roba da ragazzi si dirà. Eppure questo mondo è approdato persino nelle gallerie d’arte americane. E un documentario girato dal guru Marcin Ramocki tra Los Angeles, Parigi e Tokyo è arrivato in anteprima al MoMa di New York. Ora qualcosa si muove anche qui da noi. Domani infatti, nell’ex area Falck di Sesto San Giovanni, in un’adunanza tra video-audio-streetart, ci saranno interpreti giunti un po’ da tutta la penisola; all’appello pure l’unico milanese della categoria, in arte Tonylight. «Da noi musica e movimento esistono da poco».
A mettere il primo punto fermo è stato da noi Postal_m@rket. Venticinquenne con già alle spalle un’incisione discografica per la torinese Casasonica («Punk attitude), è sciolto e alla mano come il suo nome, Beppe: «La micromusica va forte in Francia e Germania ma, soprattutto, in Olanda, Danimarca e Svezia». Le sue origini? C’è chi dice nipponiche ma leggenda vuole che furono dei ragazzi svizzeri, Wanga e Carl, a dare il la. E così il sito micro-music.net una decina di anni fa. Poi quasi in maniera invisibile si è fatta largo una sorta di organizzazione giovanile non ideologica per il «recupero in chiave ludica di sonorità e grafiche degli anni Ottanta - spiega il visual-designer Paolo Branca, 26 anni -. Come tutte le comunità vanta campioni, modi di comunicare, riti da consumare». Tra le stelle il gallico Eat Rabbit, aboliti i telefoni a favore di e-mail e sms e la parola concerto sostituita dal più trendy live-set.
«Per i nostri raduni vanno bene club per al massimo trecento persone», spiegano gli organizzatori. Nel Milanese gli unici punti coinvolti sono il milanese Leonka e Le tate sull’Adda. Qua e là spunta qualcosa in gallerie, festival e bar-aperitivo. «In pista - dice Postal_m@rket - l’atmosfera è ludica, si balla sfrenati. E i musicisti a volte usano travestirsi». A supportare la musica i wjing, con i loro show di video. Spiega Ns-Dos, Nazzareno di 23 anni, uno di loro: «Io faccio vedere animazioni di vecchi videogiochi». Da Super Mario a Bomber man, passando per Warriors.
Per la chiave di lettura la parola a Giorgio Sancristoforo (nome di battaglia Tobor Experiment), autore della prima video-guida sulla musica elettronica («Tech Stuss» - Isbn edizioni): «La micromusica è una forma di revival nuova qui, un paio di anni al massimo.

È un genere con tratti movimentisti, così chi lo pratica sente di far parte di un gruppo».

Commenti