Achille Lauro. "Quando si ha successo bisogna rompere le regole"

L'artista replica domani al Circo Massimo di Roma e annuncia il concerto all'Olimpico a giugno 2026

Achille Lauro. "Quando si ha successo bisogna rompere le regole"
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Achille Lauro, a che punto siamo?

«Ho sempre fatto cose diverse, prendendomi la responsabilità degli errori».

E dei fallimenti.

«Diciamo che so fallire con grande entusiasmo».

Sì ma ora?

«È stato un anno bellissimo, prima Amore disperato e X Factor, poi un Sanremo bellissimo e il successo di Incoscienti giovani, ora un brano con la dedica alla mia città, Amor».

E i due concerti al Circo Massimo, ieri sera e poi il primo luglio.

«Ma ora posso dire anche che sarò all'Olimpico di Roma il 10 giugno 2026, apriremo la stagione dal vivo».

Ma allora a che punto siamo?

«Mi piacerebbe fare qualcosa di imprevedibile, qualcosa di più simile alle idee dei Queen».

I Queen?

«Sì ma attenzione. Io sono partito dallo Zoo Bar sulla Nomentana e ho capito che non si raggiunge il successo emulando qualcun altro. Ci vuole riconoscibilità, Bruno Mars o Michael Jackson li riconosci comunque a prescindere da cosa cantano. Quando si ha successo, bisogna rompere le regole».

Ieri sera Achille Lauro ha cantato al Circo Massimo di Roma, due ore di concerto con 29 brani in scaletta, l'anteprima di un tour nei palazzetti che parità il 4 marzo da Eboli ed è già quasi tutto esaurito. «Il successo è sopravvivere agli inciampi, quando qualcosa non funziona, devi capire perché». Lui ci prova e anche se, come dice, nelle scelte è stato «un flipper impazzito», oggi è comunque un artista riconoscibile con un seguito di pubblico che va ben oltre la musica. «Si è capito che quando mi sono messo la tutina a Sanremo non era un semplice scherzo», dice riferendosi al Festival di qualche anno fa. Di certo a questo artista fuori dalle regole, trentacinque anni tra dieci giorni, non manca il talento di raccontarsi anche fuori dal palco, come ha fatto ieri prima di salire in scena: «Adesso faccio il Circo Massimo e poi di nuovo X Factor e tutto il 2026 lo dedico alla musica dal vivo», spiega nella sua euforia di iperboli e immagini scintillanti. Ha avuto poca paura di sbagliare e, quando ne ha avuta, lo ha fatto con classe: «Ho speso 400mila euro per fare una sola serata all'Eurovision Song Contest, non lo chiamerei un successo», scherza perché tanto sa che c'è ben altro. Ad esempio suonare negli stadi. Adesso ha annunciato l'Olimpico di Roma, ma di sicuro arriverà anche San Siro.

Sì però oggi, caro Lauro, si parla molto di gigantismo degli show e di corsa forsennata al tutto esaurito.

«Senza dubbio a me non piace ricondurre tutto ai numeri. Ci sono stati progetti bellissimi che non hanno avuto successo ma sono rimasti bellissimi. Oggi non riempi uno stadio? Lo riempirai domani. Le carriere si valutano nel complesso».

E i concerti?

«Questi che faccio ora sono essenzialmente musicali, ho lavorato alla scaletta, abbiamo riarrangiato i brani. Ho fatto scelte spiazzanti, ora è il momento di concentrarsi sulla musica».

Altrimenti il rischio è che sui social sul grande evento si riduca tutto a una sola polemica marginale. Come quella sui corsetti di Marco Mengoni.

«Penso che Mengoni sia abbastanza grande, anagraficamente e professionalmente, per resistere. E io non sono certo quello che può dire che cosa può fare e cosa no. Penso che se un artista ha la possibilità di fare grandi cose sia giusto che le faccia. Poi altri magari lo seguiranno».

Ha fatto l'ultimo Sanremo. Farà il prossimo?

«Non escludo il ritorno, per citare Franco Califano. Però è anche vero che non mi sono fermato neanche mezz'ora da quando ho finito l'ultimo».

Dietro le quinte dell'Ariston ha cantato Che tesoro che sei con Antonello Venditti. Quando uscirà?

«Non lo so mica. Sono cresciuto con quella canzone, per me è già stato sufficiente cantarla con il maestro».

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