Il concerto dei Pulp, fenomeno britpop

La band venerdì scorso ha fatto ballare Sheffield, città che le ha dato i natali, richiamando 40mila persone per l'homecoming al Tramlines Festival

Il concerto dei Pulp, fenomeno britpop
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Non solo Oasis, non solo Blur. Nell’estate del tour sold out dei fratelli Gallagher, e dopo il biennio della reunion della band di Damon Albarn, un'altra stella del firmamento britpop torna a brillare. E promette di continuare a farlo, infiammando i palchi - e richiamando folle di fan adoranti - dall'Europa al Sudamerica, dagli Usa al Giappone.

Stiamo parlando dei Pulp e del loro “main man”, Jarvis Cocker. La band venerdì scorso ha fatto ballare Sheffield, città che le ha dato i natali, richiamando 40mila persone per l'homecoming al Tramlines Festival. Una folla incredibile che ha atteso per ore, sotto un sole insolitamente caldo, di poter dare il bentornato a Jarvis e ai suoi. Una folla intrattenuta dalle esibizioni di una lineup scelta direttamente dai “padroni di casa” Pulp: Spanish Horses, Femur, Ed Cosens, Oracle Sisters, Baxter Dury e Spiritualized. Finché, alle 29.30, Jarvis e i suoi sono finalmente saliti sul palco.

In Italia, i Pulp hanno goduto di una fama marginale, raggiungendo un certo pubblico a metà anni ’90, quando anche sulle nostre radio passavano brani come Common People o Disco2000 (quest’ultima ispirata al riff di Gloria, successo internazionale reso celebre da Laura Branigan ma nato dalla penna di Umberto Tozzi), ma non hanno lasciato traccia nelle hit parade del Bel Paese (a differenza di Blur e Oasis, appunto). Eppure la loro influenza è arrivata anche qui, tanto che i Baustelle hanno citato Jarvis e i suoi tra le loro fonti di ispirazione.

Se in Italia sono un gruppo di nicchia, in patria i Pulp sono da sempre popolarissimi. Proprio grazie al britpop. Dopo anni di oscura gavetta, iniziata nel 1978 quando il 62enne Jarvis aveva appena 15 anni, la svolta arriva nel 1994 con l’album “His’n’Hers” che entra nella top ten britannica. Ma serve il forfait degli Stone Roses al festival di Glastonbury dell’anno successivo a farne gli “headliner per caso” e a consacrarli tra le band simbolo del britpop. Anni di testi originali, ironici e cupi, temi sociali e introspettivi, un glam-pop con frequenti omaggi alla disco e l’imponente presenza scenica di Cocker che trasforma ogni concerto in uno show consolidano il successo, insieme a capolavori come gli album “Different Class” e il cupo “This Is Hardcore”.

Ma anche la storia dei Pulp sembra finire: nel 2001 esce “We love Life” e segue il silenzio. Cocker si dedica a progetti da solista, e dopo una breve reunion tra 2011 e 2012, i Pulp si eclissano ancora. Fino al 2023 quando, poco dopo la scomparsa del bassista Steve Mackey, Jarvis annuncia il ritorno. E stavolta non è solo nostalgia. Il tour prosegue in tutto il mondo (anche in Italia, a Taranto, lo scorso anno) e a giugno scorso esce “More”, il primo album di inediti dopo quasi un quarto di secolo. L’accoglienza è travolgente: il disco debutta al primo posto nelle classifiche UK, a 27 anni dall’ultima volta.

Eppure venerdì sera, a Sheffield, il tempo sembrava essersi fermato. A testimoniare una lunghissima carriera c'erano, però, i volti del “Pulp People”, il pubblico: minorenni e pensionati, vecchi e nuovi fan. Tutti stipati sul prato del parco di fronte allo stadio dello Sheffield Wednesday che ogni anno ospita il Tramlines festival, tutti a saltare e cantare a memoria ogni parola di ogni brano: anche Last day of the miners strike, mai eseguita dal vivo prima, un omaggio alle radici operaie della città. E perfino le canzoni nuove, quelle dell’ultimo album, che hanno aperto il concerto. “I was born to perform”, canta Jarvis nel brano che apre lo show, Spike Island, davanti a decine di migliaia di fan, gente che il suo talento lo conosce bene. Come Karen, insegnante 50enne di musica di Sheffield, che ci racconta in due parole perché il legame tra Cocker e la sua città natale, simbolo della working class britannica, non potrà mai spezzarsi. “Nel 1995 ero al bancone di un locale dove lavoravo quando si apre la porta ed entra lui.

Ci siamo guardati e mi sono innamorata immediatamente”, spiega. “E lo sono ancora”, aggiunge sospirando. Mentre suo marito, un tipo alto e barbuto, irrompe nella conversazione, birra alla mano, e dice: “Ah be’, anche io”.

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