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Lana Del Rey in Versilia porta felicità estiva

La diva a "La Prima Estate" per l'unica data italiana: oltre 17mila fan in delirio per un concerto capace di fendere le generazioni

Lana Del Rey in Versilia porta felicità estiva

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"Baciami forte prima di andare, tristezza estiva", cantava Lana Del Rey ormai oltre dieci anni fa. Che botta, quel pezzo. Come un siluro sganciato a scuotere senza preavviso torme generazionali, e mica il solo. Era seguita una caterva di successi per questa newyorchese che di cognome farebbe in realtà Grant, e che catturava, tramortiva irrimediabilmente, con quel candore esagerato, l'attitudine quasi eterea, il cantato che apriva la maniglia su stanze damascate e ancora troppo sconosciute.

Ma si sbagliava chi credeva che quella sarebbe rimasta soltanto un'eruzione momentanea. Perché i lapilli di quel successo, la colata lavica, sono arrivati fino a ieri sera. Lido di Camaiore, Festival "La Prima Estate". Che poi vorrebbe dire anche due passi dal mare, proprio come piace a lei, che infatti lo ammette senza remore, slacciando subito un sorriso benevolo: "Stare qui con voi è così bello".

"Voi" sarebbero diciasettemila persone e oltre, accorse da ogni angolo del Paese - si apprende perché è lei stessa ad interrogare il pubblico durante il concerto - per assistere alla sola e unica data italiana di una diva come raramente se ne vedono ancora.

Arriva, Lana, con la consueta mezz'ora accademica. Sfodera un abitino dal colore indecifrabile, riflessi di pesca e oro, e calpesta da subito - disinvolta e svampita al contempo - un palcoscenico munito di una monumentale altalena, oltre che di ballerine e musicisti che l'assistono nella creazione di questo nuovo arcipelago emotivo.

Se fino a quel punto avevi avuto una cattiva serata, se le cose ti erano andate decisamente storte per tutta la settimana, fa decisamente niente. Del Rey disarma rabbie e tristezze, portandoti ad abitare ad un piano superiore con la profondità dei testi e la carezza della sua voce. Come un balsamo per cuori malandati. Sempre irrorato nelle vite della gente, si capisce, con quella capacità di far apparire una passeggiata quello che invece è un intricato pezzo di bravura. E con quella venatura di malinconia che fa male e pure bene, perché ti ricorda che stai sentendo ancora qualcosa. Roba che da questa parti - Bussoladomani - era transitata dalla voce di Mina.

L'altra cosa che sconcerta è il debordante opificio di seguaci che Lana continua a raccogliere. Perché se ancora attrae quelli che hanno iniziato con lei dieci anni fa, aggancia parimenti anche le nuove generazioni di adolescenti. Così, sgomitando per guadagnare metri che accorciano le distanze dall'aurea magnetica della diva, ti capita di sbattere contro una sedicenne o un quarantenne, senza preclusioni di sorta.

E tutti intonano i successi inscalfibili, "Blue jeans", "Videogames", "Venice beach" e molleggiano le gambe sui pezzi del nuovo album. Più che un concerto di un'ora e mezza, una sorta di liturgia laica. La brezza marina che di quando in quando incide la calura. Lana Del Rey che per tutto il tempo scolpisce emozioni telluriche. Altro che tristezza.

Autentica felicità estiva.

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