
Certe volte l'indignazione è a senso unico. E aiuta più gli indignati di tutti gli altri. Capita quindi che 72 ex concorrenti dell'Eurovision Song Contest abbiano firmato un appello (le modalità degli indignati sono sempre le stesse da oltre mezzo secolo) per chiedere l'esclusione dalla gara della cantante israeliana Yuval Raphael rifiutando, dicono, «di permettere che la musica venga usata per insabbiare crimini contro l'umanità». Proprio così: insabbiare. E capita che l'appello sia pubblicata sul sito Artist for Palestine, artisti per la Palestina. Per chiarezza, tra loro non c'è nessun artista italiano e per fortuna, visto l'esito che i «manifesti contro» hanno sempre avuto dalle nostre parti, quasi sempre sbugiardati dalla realtà e derisi dalla storia. In sostanza, essendo Yuval Raphael nata 24 anni fa vicino a Tel Aviv, sarebbe di fatto la testimonial di Israele e della sua politica. Quindi non deve partecipare a una gara di canzoni, che oltretutto sono per definizione una fuga dalla politica, dall'impegno, dalle polemiche. È il solito cieco oltranzismo che fa di tutta l'erba un fascio e non si accorge che la canzone pop(olare) non è necessariamente una dichiarazione di guerra, un endorsement o uno slogan elettorale. Sono piani diversi, specialmente in una manifestazione patinata come l'Eurovision Song Contest. Non conta neanche che Yuval Raphael sia una delle sopravvissute al massacro del Festival Supernova compiuto da Hamas il 7 ottobre del 2023 vicino al kibbutz di Re'im e che quindi sia direttamente la testimonial di un orrore che tutto il mondo ha condannato. «Mi sono nascosta sotto un corpo, era ricoperto di sangue, mi sono sporcata con quel sangue», ha ricordato. Per il «Manifesto dei 72» questa circostanza è insignificante. Anzi. «Non accettiamo questo doppio standard nei confronti di Israele». E si accusa l'Ebu, l'Unione Europea di radiodiffusione che gestisce la manifestazione, di «continuare a dare voce alla narrazione dello stato israeliano che sta normalizzando e facendo whitewashing dei propri crimini». Di più: «Condanniamo il continuo rifiuto dell'Ebu di assumersi le proprie responsabilità». Toni enfatici che avranno un solo effetto: aumentare la tensione dove non dovrebbe essercene.
Visto che Yuval Raphael sarà regolarmente in gara, il «Manifesto dei 72» servirà soltanto a far polemica dove non ce ne dovrebbe essere, specialmente ora, specialmente quando ce n'è troppa ovunque, e quasi sempre inutile come questa.