Il musical che combatte la droga

Il musicista: «Questa storia è ambientata negli anni ’70. Oggi, però, i giovani corrono gli stessi rischi»

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Alessandra Miccinesi

Una tragedia romantica ambientata negli psichedelici anni ’70 che parla d’amore all’ombra della droga. Si intitola semplicemente Patrizia ed è un musical che invita a dire no allo sballo e sì alla vita. «Vivere è la più grande occasione» è lo slogan che accompagna lo show scritto da Arnoldo Foà con musiche di Fabio Concato. L’opera musicale, che il regista Roberto Innocente ha definito «un momento di neorealismo teatrale», debutterà martedì prossimo al teatro Sistina per contribuire ai festeggiamenti dei vent’anni d’attività della fondazione Exodus Onlus voluta da don Antonio Mazzi.
«Tutto avrei pensato negli anni ’70, quando cioè ho scritto La Patrizia, che nelle mie intenzioni doveva essere un’opera farcita di musica antica e moderna, di ritrovarmi insieme con don Mazzi e Fabio Concato». Proverbialmente caustico e sempre pronto alla battuta fulminante, l’attore, recentemente apparso nei panni del presidente della Repubblica nel film di D’Alatri La febbre, spiega la genesi di un musical che getta uno sguardo all’indietro per affrontare temi purtroppo ancora attuali e scottanti. Problemi uniti gli uni agli altri come anelli di una pesante catena: tossicodipendenza, prostituzione, vita notturna, inquietudini e malesseri giovanili, suicidio. «Questa storia l’ho scritta come faccio di solito quando creo, per il puro piacere di scrivere. Senza nessun riferimento a fatti o persone, senza preoccuparmi di ciò che avverrà al manoscritto dopo aver messo la parola fine. La droga - dice Foà che nel musical interpreta il ruolo della Voce dell’uomo della notte - è la cosa peggiore messa a disposizione dell’umanità: fa perdere la coscienza, proprio come l’alcol. Con la messa in scena di Patrizia, che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi la sera della prima, vorrei dire ai giovani di non usare droghe».
Un musical di lunga gestazione (il progetto ha preso il via nel gennaio 2003) nato da una duplice idea: quella del maestro Giorgio Fabbri, che teneva nel cassetto il manoscritto di Foà, e di Roberto Innocente che accarezzava un altro sogno: «Creare un gruppo capace di tenere la scena col canto, il ballo e la recitazione». L’unione d’intenti e la progettualità infaticabile di don Mazzi hanno stuzzicato la creatività di Fabio Concato, musicista sensibile e raffinato. Un poeta delle piccole cose della vita e dell’amore.
«È il mio primo musical e per i suoi contenuti spero che circoli tra i giovani anche sotto forma di cd perché la musica passa prima per il cuore e poi arriva al cervello. Mi sono avvicinato a questo progetto con umiltà e inesperienza, e siccome fare dischi oggi è sempre più difficile ho colto al volo l’opportunità. Scrivere musiche per una tragedia romantica che tira in ballo la droga mi ha dato una grande botta d’energia - ha ammesso Concato, già autore di una canzone contro gli abusi sui minori scritta qualche anno fa per Telefono Azzurro -. Stavolta ho trasferito in musica le emozioni che ho provato leggendo il testo di Foà, grande attore ma soprattutto grande uomo, e non so per quale alchimia sono riuscito a scrivere delle musiche come se fossi proiettato negli anni ’70».
Patrizia racconta la tragica storia di una ragazza (interpretata da Nada Stanic) che in seguito alla morte del suo giovane amore entra nel tunnel della droga: proverà a uscirne grazie all’aiuto di Giovanni (Alberto Nagy) un giovanotto innamorato che per lei sfiderà la malavita e i boss dello spaccio. Uscendone sconfitto.

«Mi piacerebbe che a fine spettacolo gli spettatori uscissero dal teatro leggermente terrorizzati - chiosa Concato - perché dagli anni ’70 l’emergenza droga non è ancora finita, è peggiorata con l'ecstasy». Repliche fino al 2 giugno. Info: 06/4200711.

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