La crisi finanziaria internazionale ha messo a dura prova i conti delle banche e i finanziamenti alle piccole e medie imprese del nostro Paese, ma Giuseppe Mussari difende le scelte del settore cercando di minimizzare il problema emerso con Romain Zaleski. Il finanziere franco-polacco, da sempre vicino al numero uno di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, ha stipato nella sua Carlo Tassara ingenti pacchetti azionari dei big di Piazza Affari e ha bisogno di un intervento durgenza per evitare il peggio: oggi è atteso il piano con cui Ca de Sass, Unicredit, Ubi, Bpm e la stessa Mps dovrebbero subentrare alle straniere Rbs e Bnp Paribas per ulteriori 1,3 miliardi. La Tassara è un tema su cui «riflettere» ma, ha notato Mussari, il sistema italiano è «fortunato» a doverlo fare solo sui finanziamenti a Zaleski rispetto a quanto sta accadendo a gruppi internazionali «che fino a 18 mesi fa si ritenevano evoluti, di grande solidità e dimensioni rispetto a noi gnomi italiani». Malgrado Wall Street sia lontana, la crisi ha però sferzato anche Siena, costretta a rimandare al 2009 la vendita dei 150 sportelli chiesta dallAntitrust in cambio dellacquisto di Antonveneta: abbiamo tempo fino a febbraio, ha detto il direttore generale Antonio Vigni confermando gli obiettivi di patrimonializzazione (5,5% il Core Tier One a fine anno) e lasciando la porta aperta agli aiuti allo studio del governo per il settore mentre Mussari ha rimandato ad aprile la scelta sul dividendo.
Resta il fatto che su Zaleski gravano 5,5 miliardi di debiti. «Le banche sono state criticate da più parti. A volte giustamente e a volte meno. Io credo che contino i numeri, Mps ha chiuso il terzo trimestre con un aumento degli impieghi del 9,5 per cento», ha aggiunto Mussari. Non solo per portare il Paese lontano dalla crisi occorre unazione corale e Mps «remerà» in questa direzione, ha sottolineato il banchiere promettendo «grande cura» per le famiglie. «Il nostro sogno è di non pignorare un solo appartamento e di consentire a tutti di pagare il mutuo.
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