Mussi sfida i vertici della Quercia: «Non lasceremo il socialismo»

Con lui Salvi, Bandoli, Spini e Nerozzi: «No alla fusione con i Dl, al congresso vinceremo»

da Roma

«Il socialismo va arricchito e aggiornato ma il partito democratico non è la risposta perché più che andare oltre va fuori e indietro rispetto alla tradizione socialista». E tre. Con la conferenza stampa di ieri, è stata ufficializzata la presenza in campo della mozione della sinistra diessina, che si raccoglie intorno al ministro Fabio Mussi. Una mozione che è stata illustrata a Montecitorio anche dagli altri quattro co-firmatari: Cesare Salvi, Fulvia Bandoli, Valdo Spini e Paolo Nerozzi. Attenzione ai nomi, perché non sono stati scelti a caso. La Bandoli nel congresso scorso aveva presentato una sua mozione ambientalista, e torna ufficialmente nell’area del Correntone. Salvi è il più radicale dei dirigenti della Quercia, rappresenta l’area che non entrerà nel partito democratico in ogni caso. Quanto a Spini e Nerozzi sono due dirigenti estranei al gruppo dirigente storico della Quercia: il primo, come è noto, di storia socialista, il secondo ex cofferatiano della Cgil, oggi leader della sinistra nel sindacatone rosso.
Insomma, un messaggio chiaro, quella della seconda mozione (nell’ordine di presentazione congressuale «la terza» è quella di Gavino Angius e Mauro Zani), che ha scelto come slogan «A sinistra per il socialismo europeo». Chi aderisce non sono i nostalgici della Quercia, non sono una «remake» del fronte del no alla Bolognina, ma coloro che non vogliono abbandonare la rosa del socialismo europeo. Spiega il ministro dell’Università, vero federatore di questa alleanza, che punta a superare il venti per cento: «Questo - ha detto Mussi - è il congresso che decide dell’avvenire della sinistra italiana. Le idee chiave della nostra mozione sono unità e autonomia. Unità della coalizione di centrosinistra verso la quale noi garantiamo il nostro pieno sostegno. E autonomia: perché siamo fermamente convinti che dentro questa coalizione c’è bisogno di una forte presenza di una sinistra autonoma e di ispirazione socialista».
La sinistra Ds non condivide la creazione del Partito democratico perché «prevede che spariscano i simboli della Quercia e della Rosa e le parole sinistra e socialismo. L’Ulivo era una grande coalizione di centrosinistra che raccoglieva il 44% dei voti - ricorda Mussi - mentre il Pd è una fusione tra Ds e Margherita che alle ultime politiche ha preso il 31%». Inoltre il partito creato da Fassino e Rutelli «riproporrebbe l’eccezionalità italiana, unico partito che non ha eguali in Europa. Anche noi - aggiunge Mussi - riteniamo che si debba andare oltre il socialismo, serve un arricchimento, aprirsi alle culture critiche ma il Pd non va oltre ma fuori e indietro rispetto al socialismo».

Conclusione: «Serve un partito di sinistra più grande che superi la frantumazione della politica italiana. Andiamo al congresso non per testimoniare, ma per vincere e per fermare il treno del Pd e tenere aperta per la sinistra un’altra prospettiva».

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