(...) Assaporiamo la vittoria, sperando che la Liguria goda presto dei benefici del cambio alla guida del Paese, del rilancio dell'economia, della libera iniziativa, della ricchezza e dei consumi delle famiglie.
Ma dobbiamo anche rimboccarci le maniche e pensare da subito al futuro. Per due motivi opposti. Il primo è che abbiamo dimostrato che la Liguria non è inespugnabile, che «si può fare», si può mandare a casa chi governa male. E le Regionali del 2010 sono alla nostra portata. Il secondo è che, appunto, si può fare, ma è maledettamente difficile. Si veda Genova città, dove l'ottimo risultato dell'anno scorso è stato praticamente spazzato via quest'anno, facendoci tornare al punto di partenza.
Qualche mese fa, un episodio mi ha rivelato molto su questa difficoltà «genovese». Ero in coda in un supermercato, e una coppia sulla sessantina, genere buona borghesia di Castelletto, maglie di cachemire e borse griffate, mi riconosce e saluta con gentilezza. «Complimenti, è stato proprio bravo! Finalmente un candidato giovane, competente, etc.etc.; peccato non averla come sindaco!». E mentre io mi gonfio come una rana e mi accingo a dire qualcosa del tipo «Grazie, troppo buoni, almeno ci abbiamo provato, la prossima volta andrà meglio», quelli mi gelano: «Non sa con quanto rammarico abbiamo votato Vincenzi, ma possibile che dobbiamo tenerci un sindaco così?». Ora, evidentemente i signori in questione non consideravano neppure l'ipotesi di votare per il centro destra, indipendentemente dai candidati. Votano letteralmente per partito preso. E se lo fanno loro, figuriamoci i pensionati di Piazza Baracca. Al massimo sperano che la sinistra migliori, e si rammaricano perché non succede. Ecco, il punto è questo: dobbiamo dimostrare che il Pdl non solo presenta candidati validi, ma sa governare meglio, affrontare i veri problemi del paese e quelli della Liguria e di Genova, anziché cullarsi con insopportabile spocchia radical-chic in una presunta superiorità morale. Quelli che «chi ha pagato più tasse con Prodi e Visco è perché prima le evadeva» (giuro, l'ho sentito con le mie orecchie dal candidato Fassina). Quelli che «la cultura è solo di sinistra», anche se è responsabile dello sfascio della scuola e dell'università. Quelli che loro sono buoni mentre la destra è egoista, anche se l'assistenzialismo di sinistra ha aiutato assai più gli assistenti che gli assistiti.
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