«Muta e bombole Io, superpoliziotta sotto il mare»

Ha contribuito a far arrestare le nuove Brigate rosse. «Il fanatismo è un pericolo strisciante»

nostro inviato

a La Spezia
L’occhio indagatore del poliziotto e lo spirito romantico del marinaio Maqrolla. Luisa Cavallo non sceglie fra i gialli dello svedese Henning Mankel e i romanzi del sudamericano Alvaro Mutis. L’ispettore puntiglioso e il viaggiatore sempre per mare. Per i suoi uomini è «il comandante»: dirige i sommozzatori della polizia del Centro nautico e sommozzatori di La Spezia. I suoi uomini ricordano quando è arrivata. «Eravamo disperati». Lo dicono ridendo, ora. «Non mi sento strana - dice il comandante, capelli lunghi biondi - ma è tutto merito dei miei uomini».
L’accento romano, gli occhi castani. Quelli di una ragazzina che a dieci anni, sul terrazzo di casa, promise al papà: «Un giorno navigherò da sola. E quella sarà la mia vita». Oggi ha una vela da dieci metri: qualche volta ci mangia la pasta coi ricci in compagnia. Poi ci sono i momenti in cui avere accanto solo il mare: come quest’estate, all’isola d’Elba. «Da sola, certo». Gli occhi di una che l’aritmetica dice un po’ chi è: i sommozzatori in Italia sono sessantotto. Le donne sono due, una è lei. Pensare che la sua mamma non sa nemmeno nuotare: «Ha comprato la casa delle vacanze in Alto Adige». All’inizio la figlia l’aveva illusa. Laurea in giurisprudenza, carriera universitaria. Poi, a 25 anni, Luisa Cavallo entra in polizia: lavora nell’antiterrorismo a Trieste, a Roma alla Digos e alla Direzione investigativa antimafia, alla questura di Lecce.
La passione per il mare è sempre lì: è istruttore di sub, appena può trova il tempo per una immersione. Poi tutto combacia all’improvviso ed è chiamata al comando dei sommozzatori di La Spezia, da cui dipendono gli altri quattro centri di Palermo, Napoli, Bari e Venezia. «Ho fatto della mia passione un lavoro». Faticoso: il brevetto arriva dopo una selezione durissima, test psicofisici (come svestirsi e rivestirsi a cinque metri di profondità) e corso al Comando subacquei e incursori della Marina. È così dura che, a volte, l’unico posto libero in un anno rimane vuoto, perché nessuno supera tutte le prove. E poi c’è l’allenamento quotidiano: almeno tre immersioni a settimana, nuoto, un’ora di corsa tutte le sere: «Ho comprato un tapis roulant, così corro quando arrivo a casa, alle dieci o alle undici: è l’unico momento libero».
Dal Centro ligure dipendono i sommozzatori di tutta Italia. Interventi sopra e sotto la superficie del mare: compiti di sicurezza, soprattutto antiterrorismo nel caso di grandi eventi internazionali, ricerche e recuperi, attività di bonifica, come alla Maddalena. E, se occorre, operazioni di soccorso in mare o a riva. Luisa Cavallo è in prima fila con i suoi uomini: per salvare una tartaruga marina impigliata al porto e per guidare le ricerche del Thunderbolt, sommergibile affondato nel ’42 nelle acque di San Vito Lo Capo, in Sicilia. Le immersioni non sono soltanto un hobby: «Noi sommozzatori andiamo in crisi d’astinenza da azoto». Passione e controllo. Fuma, ma non aspira. Guarda le spiagge affollate e dice: «In due anni garantiremo la sicurezza alle persone anche in mare: saremo come i poliziotti di quartiere sulla terraferma. È la mia scommessa».

E poi guarda di nuovo il mare e pensa al suo compleanno, il prossimo 30 settembre: 45 anni da festeggiare sotto le onde con i suoi uomini. «Fra La Spezia e Genova c’è il relitto di un sottomarino tedesco, un U455. La mia torta mi aspetta lì sotto, a cento metri di profondità». E poi? «Poi l’Australia, per fare immersioni in acqua fredda».

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