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Nanni Moretti si gode il "Sol dell'Avvenire" ma nel suo avvenire non ci sono altri film

Il regista sulla Croisette: "Scrivo per il teatro, nessun progetto per il cinema"

Nanni Moretti si gode il "Sol dell'Avvenire" ma nel suo avvenire non ci sono altri film

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Nanni Moretti si gode il "Sol dell'Avvenire" ma nel suo avvenire non ci sono altri film

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«Beh non è che abbiamo molte notizie da darvi...» esordisce ridanciano Nanni Moretti ma in verità una novità c'è. Il sol dell'avvenire da ieri in gara al Festival di Cannes ha già toccato i 500mila spettatori in Italia. Un risultato confortante, «adesso i produttori ci diranno che lo stanno vendendo in 190 paesi» aggiunge scherzoso mentre a pochi passi Domenico Procacci elenca l'agenda del perfetto distributore e non solo. Il regista ammicca. Strizza l'occhio. Sorride.

«Gioco - rincara - perché non posso certo lamentarmi di un uomo che ho fatto impazzire per girare l'ultima scena del film. Era ambientata in via dei Fori imperiali e questo ha causato enormi difficoltà ma ho voluto rigirarla con tutti gli attori del cast. Poi ho cambiato idea e ho aggiunto quelli che nella mia carriera hanno girato con me. Poi avevo dimenticato Giulia Lazzarini, mia madre. E quando ho chiesto il terzo riallestimento del set, Procacci mi ha mandato un messaggino. Bella battuta. Aveva ragione a lamentarsi ma poi mi ha accontentato».

Il film parla di politica, anche se con molto garbo e senza polemica, Moretti invece si nasconde. «Di due cose non desidero parlare, il governo e la giuria. Non mi sembra carino». Poi adeguatamente stuzzicato cede sul primo, non sul secondo. «La destra sta facendo la destra, prima o poi e con i suoi tempi, anche la sinistra ricomincerà a fare la sinistra».

Insomma, adelante Elly con juicio per dirla manzonianamente che poco c'entra ma rende molto bene. Il capitolo si chiude qui, diplomaticamente, mentre i riferimenti al passato si sprecano. «Non saprei dire se nel '56 il Pci fosse in grado di sottrarsi all'egida sovietica. Una volta lo chiesi a Pietro Ingrao che mi guardò come se fossi il più ingenuo tra gli ingenui e non aggiunse parola».

Resta la realtà di un film che è sogno, desiderio e forse nostalgia e la metafora del circo è perfetta per suscitare questa triplice emozione. Barbora Bobulova e Margherita Buy sono le damigelle d'onore. Presenti ma senza diritto di parola, un po' come Mathieu Amalric in abiti super casual. «Silvio Orlando mi ha detto di salutarvi tutti, è a Ventotene dove sta girando un film con Virzì» spiega Moretti. Ventotene batte perfino la Croisette e ieri sera Nanni il veterano ha sfilato sul tappeto rosso con il padrone di casa Amalric e due dame. La prima volta fu nel '78 con Ecce bombo. «Ricordo che non esisteva nemmeno il Palais du festival e i film venivano proiettati sulla spiaggia di fronte alla sede della vecchia Croisette».

Da allora molto è cambiato e lui in Costa azzurra ha praticamente battezzato quasi tutti i suoi film. «Due anni fa in quell'edizione di luglio in cui portai Tre piani sapevo che presto sarei tornato con Il sol dell'avvenire, oggi non so cosa succederà. In cantiere non ho altri film». Almeno per ora.

Il 19 agosto arriverà il compleanno numero 70 ma la festa sarà sottotono. «Sto preparando uno spettacolo in teatro basato sulla lettura di alcuni testi di Natalia Ginzburg, lo passerò immerso in questo lavoro in cui mi occuperò soltanto della regia». Un modo per non pensare troppo al tempo, forse.

«Guardandomi indietro non mi trovo molto diverso da quando venni a Cannes con la vespetta di Caro diario o La stanza del figlio. Ricordo che qui ho fatto anche il giurato, un'esperienza divertentissima. Ero in squadra con Tim Burton, simpaticissimo e sempre di buon umore tranne l'ultimo giorno quando dovemmo decidere i premi. Quella mattina in riunione era cupo». Sono passati decenni, il tempo vola via veloce. «Se penso che sono più di trent'anni che ho un cinema a Roma...».

L'importante è che ci sia un avvenire, meglio se col sole.

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