«Solo un po di spavento ma niente di tragico», minimizza la preside dellistituto professionale Rossini di Bagnoli. Sarà, ma la tragedia è stata sfiorata. Ieri mattina, una ragazzina della seconda F se ne stava seduta in classe e un pannello del controsoffitto di quasi mezzo metro è caduto e le ha sfiorato la testa. La studentessa ha accusato subito un forte mal di testa ed è stata trasferita in ospedale. Per fortuna non è grave, la prognosi è di tre giorni. La paura, però, è stata grande.
Lincidente avrebbe potuto trasformarsi in una disgrazia collettiva. Come quella avvenuta a Rivoli dove Vito Scafidi morì a soli diciassette anni colpito dai calcinacci di un altro controsoffitto che provocò anche quattro feriti. A Napoli, invece, non si piangono morti. Solo per caso. E ora, laula fatiscente è chiusa, in attesa dei tecnici della Provincia. Un intervento tardivo.
I controlli per soffitti, grondaie e strutture mobili avrebbero dovuto essere avviati mesi fa da squadre di esperti nominate dalle commissioni regionali in accordo con il ministero dellIstruzione. Era stato un impegno collettivo, una risposta forte alla tragedia di Rivoli, dove un ragazzo è morto per colpa di uno stupido pezzo di cemento che non doveva cadere giù, se qualcuno lavesse controllato. Da qui la decisione di una revisione generale delle scuole. Ma dopo otto mesi di lavoro cosa scopriamo? Che solo poco più di tre edifici scolastici su dieci (cioè il 35% del totale) sono stati revisionati. E in Campania i controlli sono stati meno del 15%, cioè poco più di una scuola su dieci. Tutta lenfasi, la rabbia e il dolore per la morte di Vito, sembrano svaniti nelle nebbie della burocrazia e delle sue lentezze soffocanti. Molti governatori si sono dimenticati sia di Vito sia dei ragazzi che frequentano le scuole delle loro regioni. Già, perché ogni giorno, così comè accaduto ieri, potrebbe ripetersi la tragedia del liceo Darwin di Rivoli. Ma molti sembrano non esserne consapevoli.
A cominciare dalla Regione Piemonte che fino al mese scorso ha controllato solo 69 scuole sulle 3233 che doveva setacciare come un calzino visto il precedente. I motivi? Tagli di fondi per la scuola per sei milioni di euro, ma soprattutto un disinteresse per liniziativa di uno strano sapore politico. Eppure proprio il Piemonte avrebbe dovuto essere desempio per le altre regioni. Invece solo il 2% delle scuole sono state oggetto di controlli.
Le altre regioni inadempienti? Le scuse sono tante: non ci sono soldi, o forse i tecnici, o forse i periti, o forse le automobili per trasportare i periti. Ogni delegato regionale si inventa una scusa più o meno dignitosa. Il risultato è tragicamente deludente. E tra le peggiori con i controlli che non superano il 15% spiccano nellordine Campania, Sicilia, Umbria e Toscana. In compenso in Veneto cinque scuole su dieci hanno già passato il vaglio degli ispettori, mentre in Lombardia ben sette su dieci. E poi non si dica che al Sud cè il peggio. La Puglia vanta il 77% dei controlli, la Calabria il 40%. In sostanza, sullorganizzazione hanno battuto persino la rossa Emilia, il Friuli e il Lazio.
Chi ha ispezionato ha trovato magagne. Qualche scuola è stata pure chiusa. Trentadue lungo tutto lo Stivale. In Sicilia, per esempio, dopo i controlli sono stati dichiarati undici edifici inagibili, alcuni in Sardegna, Marche, Puglia, e anche in Toscana. Scuole mal messe, con crepe grandi così e soffitti che stavano in piedi per miracolo. Ma altre migliaia, delle 46.514, aspettano di essere messe sotto la lente di ingrandimento di un perito che sappia riconoscere un controsoffitto sicuro da uno pericolante. Che sappia capire se un cornicione può cadere in testa a un ragazzino o può reggere per un anno. Se uno scaffale alto e pieno zeppo di libri possa trasformarsi in un oggetto di morte se sfiorato da mani inesperte.
Poche le regioni che si sono tirate su le maniche su un argomento delicato come la sicurezza degli edifici scolastici. E tra queste a sorpresa ci sono regioni del Sud come la Puglia e la Basilicata che si affiancano allefficiente Valle dAosta. Ma le virtuose finiscono qui. Ci sono alcune regioni che il lavoro non lhanno neppure iniziato. Una situazione che fa sbottare il sottosegretario alle Infrastrutture, Mario Mantovano. «Ho già protestato per la lentezza dei controlli - spiega -. Se andiamo avanti così sarò costretto ad attivare i poteri sostitutivi dei prefetti», dichiara sdegnato.
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