Napoli in lutto per Giordano

Se n’è andato quasi all’improvviso, dopo un malore che lo aveva colpito nei giorni scorsi: sembrava superato e invece nella serata di giovedì è arrivata la crisi che lo ha stroncato. Il cardinale Michele Giordano, 80 anni, dal 1987 al 2006 arcivescovo di Napoli, è morto quasi in punta di piedi.
Nel telegramma inviato al suo successore Crescenzio Sepe, Benedetto XVI ha ricordato come il cardinale abbia «servito generosamente il Vangelo e la Chiesa» con una «intensa opera pastorale». Il nome di Giordano, che prima di approdare alla cattedra cardinalizia della diocesi partenopea era stato vescovo di Tursi Lagonegro e quindi a Matera, resta legato a quanto accadde il 22 agosto 1998, quando un blitz della Guardia di finanza ispezionò la Curia di Napoli. Il porporato ricevette un avviso di garanzia e venne accusato dal procuratore di Lagonegro di essere il promotore di un’associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Il cardinale venne intercettato e all’insaputa delle autorità vaticane.
All’origine dell’inchiesta un passaggio di denaro, in assegni, per alcune centinaia di milioni, dal cardinale al fratello Mario Lucio. Il 22 dicembre 2000 la sentenza di assoluzione, dopo il rito abbreviato: aveva effettivamente prestato quei soldi al fratello in difficoltà - circostanza mai negata e ammessa fin dal primo momento - ma non partecipò in alcun modo a presunte attività di strozzinaggio, rimanendone «completamente estraneo».
La vicenda giudiziaria del porporato divenne un caso politico e creò tensioni fra l’Italia e la Santa Sede. Al momento della sentenza d’assoluzione, l’allora portavoce vaticano, Joaquín Navarro-Valls, fece una dichiarazione molto dura: la Santa Sede ricordava che nonostante apparisse chiaro fin dall’inizio l’estraneità di Giordano, si vollero continuare le indagini a suo carico, con un «danno grave» non solo sulla sua persona, ma anche su «benemerite istituzioni della Chiesa». Inoltre il Vaticano parlò di «violazione del Concordato, per la mancata comunicazione a suo tempo alla competente autorità ecclesiastica dell’emissione dell’avviso di garanzia nei confronti del cardinale». In seguito al caso Giordano, venne istituita una commissione paritetica tra Italia e Santa Sede per studiare le questioni concordatarie emerse in quei frangenti.
Difeso dal Papa e anche dal segretario di Wojtyla, Stanislao Dziwisz, il quale in un’intervista criticò certi metodi inquisitori, Giordano venne sostituito dal cardinale Sepe nel maggio 2006, otto mesi dopo aver compiuto i canonici 75 anni d’età. Il suo episcopato è stato caratterizzato da un grande attaccamento alla terra partenopea, da una reale vicinanza al popolo, ai suoi disagi e alle sue sofferenze, da una fedeltà al Papa e da una particolare attenzione al rapporto con i sacerdoti e i seminaristi.
«Era un uomo di Chiesa - confida al Giornale un prelato che a lui vicino - che aveva come criterio il bene della Chiesa e non categorie mondane o politiche».

Caratteristica che si rispecchia anche nella scelta dei collaboratori: non è un caso che due suoi vescovi ausiliari a Napoli siano diventati il primo cardinale Vicario di Roma (Agostino Vallini); il secondo Ordinario militare per l’Italia (Vincenzo Pelvi).

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