Napoli nel nome di Maradona L’Inter nel nome dei rimorsi

Tutto per vincere. D’accordo, lo dicono in due. Le solite frasi fatte. Ma vedrete che, se pareggeranno, saranno entrambi contenti. Leonardo e l’Inter faranno punti. Mazzarri e il Napoli avranno la certezza Champions. Diversa l’ottica, diversa la visione, diversi i nomi cui aggrapparsi. E qui sta la vera differenza. Ieri Leonardo stato costretto ad arzigogolare su Eden (il nome è un programma) Hazard, talentino belga, che Moratti ha buttato sulla graticola del calciomercato. Lo ha fatto l’altra sera: vi regalo un nome e adesso azzannatevi, azzannatelo. «Me lo ha suggerito mio figlio», ha raccontato il presidente. E Leo subito pron(t)o. «Ma certo, credo sia giocatore di grande prospettiva, ha fatto bene quest’anno. Sicuramente il figlio del presidente vede bene... Ma non c’è niente, che io sappia». Tutto accompagnato da sorrisino mille usi. Certo, il figlio del presidente è quello che ha scoperto Recoba e forse Coutinho. Con questi due l’Inter non è andata molto lontano...
Invece Mazzarri è salito molto più in alto. Almeno nei ricordi. «Stiamo per toccare un evento storico, ventuno anni dopo, 21 anni che ci riportano ai tempi di Maradona, è straordinario, è un suggello, è un momento calcisticamente storico». Si, stavolta sarà il Napoli a godersi il momento, saranno Napoli e il Napoli, il suo gigantesco stadio che promette d’essere pieno, a riconciliarsi con il bello del viver calcio. Difficile pensare che non ce la facciano. L’Inter ha fatto tutto prima, nel bene e nel male. Qualcuno ieri ricordava a Leonardo che nessuno ha realizzato tanti punti come lui (49, ma compresi i due recuperi con Cesena e Fiorentina) da una boa all’altra del campionato. Leo si presentò in panchina a San Siro proprio contro il Napoli. La gente di Mazzarri era seconda in classifica a tre punti dal Milan. Il Napoli si è perso un po’ (ieri, a parità di partite, i punti erano 10), ma l’Inter ha buttato tutto nel giro di una settimana.
Leonardo non riesce a nascondere la realtà. Da quando l’Inter è scivolata via dalla nuvoletta dei sogni, non ha nascosto il disagio per quella «maledetta settimana». E oggi si ritrova a far la comprimaria in una partita che fino a due mesi fa tutti avrebbero scommesso decisiva per lo scudetto con ben altra tensione e preoccupazione. Qui siamo proprio al fine campionato. L’Inter farà le prove generali per la coppa Italia. Mazzarri e il Napoli provvederanno a garantirsi la Champions e, probabilmente, un dignitoso addio se De Laurentiis non vorrà imperversare con il suo protagonismo. Potrebbe essere l’ultima partita sulla panca del San Paolo per Mazzarri. Sarà la partita dei rimorsi per Leonardo. Non ci sarà Cavani nel segno dell’ingiustizia per una stagione giocata da protagonista. L’Inter farà a meno di alcuni pezzi grossi: Sneijder, Stankovic e Lucio.
Qualcuno se ne andrà da Milano. Tutti hanno in testa Tevez e Sanchez. Ganso è finito nell’angolo dei dimenticati. Leo ieri ha riveduto il concetto. «Non c’è mai stato derby con il Milan per questo giocatore». Ha insistito con l’idea che «questa rosa c’è, se tutti sono al 100 per cento. L’Inter è già competitiva». Strano, perché Moratti non è così convinto che la rosa sia davvero competitiva. Non la smonta ma preferisce trovare seri rinforzi.
Con il Milan, quest’anno, i derby sono stati troppi e senza buoni ricordi. Ieri l’Inter ha perso anche quello fra le squadre Primavera. Con il Milan si è chiuso il caso Gattuso. Galliani si è scusato, ma Leonardo ha voluto fare il primo della classe.

«Non avevo preteso le scuse di nessuno. Avevo chiesto una posizione per capire». Già, e le scuse non sono forse una posizione per fargli capire? È solo una difficoltà dell’intendersi in italiano o Leo vuol sempre giocare in attacco? Sbagliando i gol.

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