Napoli, ucciso a 18 anni sotto casa da killer in scooter

Napoli Carmine Cristiano Mantice avrebbe compiuto 19 anni il prossimo mese di aprile. Non era ricco, due notti fa in tasca aveva solo il telefonino e un biglietto da 5 euro. Viveva in una famiglia umile, dove era difficile persino trovare i soldi per mettersi a tavola due volte al giorno, con la madre, il fratello e la sorella. Eppure, questo ragazzo incensurato, sconosciuto alla giustizia, alle 3 di venerdì notte è stato ucciso come un camorrista a pochi metri da casa sua.
Due sicari, arrivati in via Profumo (strada situata a ridosso della centrale Piazza Carlo III a Napoli) a bordo di un motorino lo hanno ucciso senza pietà, con un colpo di pistola al torace. Il criminale che ha sparato impugnava una pistola «importante», una calibro 9 per 21, la preferita dai killer della camorra, simile alle armi in dotazione alla polizia. Due secondi, neppure una parola, il boato e poi la fuga, sotto gli occhi dei due amici con i quali Carmine Cristiano stava chiacchierando, prima di tornare a casa.
Il ragazzo è morto durante il percorso che lo separava dall’ospedale. Poco dopo, nel cuore della notte, nella sala dell’obitorio dell’ospedale Loreto Mare sono arrivati la madre e i fratelli e uno zio, disperati per il nuovo lutto che li aveva colpiti dopo che un anno fa il padre di Carmine era morto per una malattia.
I due amici che si trovavano con lui, invece, sono stati condotti in questura, negli uffici della Squadra mobile, dal dirigente, Andrea Curtale. I due testimoni, bravi ragazzi riferiscono gli investigatori, appartenenti a famiglie normali, come quella della vittima hanno descritto la scena dell’omicidio. Un racconto apparso sincero, attendibile che non avrebbe però aiutato gli investigatori a dare una svolta decisiva alle loro indagini.
I due sicari avrebbero agito con il volto non coperto da sciarpe o passamontagna ma erano resi irriconoscibili dal buio della notte. Si tratterebbe comunque di due uomini molo giovani, tra i 25–30 anni. Il sicario che materialmente ha ucciso Carmine Cristiano, considerata la precisione con cui ha sparato potrebbe essere, a detta degli investigatori, un professionista. Almeno per adesso la Squadra mobile esclude due moventi: la rapina e la camorra. Il ragazzo potrebbe essere stato «punito» per motivi legati alla sua vita privata: una ragazza corteggiata ma sulla quale aveva riposto le proprie attenzioni anche la persona sbagliata, un litigio, anche se banale, con un delinquente. La zona dove viveva è infestata dalla camorra, persone perbene e criminali vivono a stretto contatto, un normale alterco, può tramutarsi in tragedia.
Carmine Cristiano aveva trascorso la serata con i suoi amici, dopo le 2, salutate le fidanzate e gli altri del gruppo, si era intrattenuto con gli ultimi due compagni per scambiare quattro chiacchiere.

La partita del Napoli, il prossimo film da vedere o discorsi più importanti: la decisione di abbandonare gli studi, per cercare subito il lavoro che, però, è difficile trovare. Poi è spuntato dal buio il motorino con i due boia: nella mano di uno dei due sicari è apparsa la pistola. Un lampo improvviso, un boato e Carmine Cristiano si è accasciato.
carminespadafora@gmail.com

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