Coronavirus, Napoli si svuota: inizia la battaglia contro il nemico invisibile

L’invito delle autorità a restare a casa per contenere l’epidemia di coronavirus sembra essere stato ascoltato dai napoletani. L’allarme dei commercianti

Coronavirus, Napoli si svuota: inizia la battaglia contro il nemico invisibile

Strade vuote, negozi chiusi o completamente vuoti, traffico praticamente assente. E il silenzio. Tanto silenzio che ammanta con un velo di tristezza ogni cosa. Se non fosse per le poche persone che girano tra le vie indossando giacconi e cappelli sembrerebbe di essere in un tranquillo giorno di agosto. E invece siamo in un pomeriggio di fine inverno in una Napoli segnata dall’emergenza coronavirus.

Sembra che molti abbiano accolto l’invito delle autorità a restare in casa. Il nemico invisibile fa paura. La tradizionale scaramanzia dei partenopei non basta ad alleviare le ansie di questo difficile periodo. Il viaggio in una Napoli irreale ha inizio proprio di fronte l’ospedale Vecchio Pellegrini, teatro pochi giorni fa di un raid compiuto da decine di sconosciuti che a loro criminale modo volevano vendicarsi della morte di Ugo Russo, il 15enne ucciso da un carabiniere che voleva rapinare. E già qui si avverte che qualcosa è cambiato. Le persone in strada sono così poche che addirittura si può camminare sui marciapiedi e non in mezzo alla carreggiata dove sfrecciano i motorini. Può sembrare cosa da poco ma chi è di Napoli sa che ciò è un vero evento.

Pochi metri più avanti, ecco la prima conferma che sta accadendo qualcosa di inusuale. Alla famosa Pescheria Azzurra non ci sono clienti. "È una situazione drammatica. Questo coronavirus ci sta uccidendo. Sembra di stare in guerra", afferma un giovane dipendente che indossa mascherina e guanti. Ci sono stati casi di contagio a Napoli ma attualmente il problema che preoccupa di più i commercianti è di natura economica. "Non ci sono persone, non gira l’economia. Abbiamo spese, abbiamo una famiglia, non sappiamo come fare. Siamo disperati", ha continuato il ragazzo. Ci sono almeno 15 dipendenti. Di soldi in cassa in questi giorni ne entrano pochi ma il gentile proprietario della pescheria ha garantito che nessuno deve temere licenziamenti. L’uomo, inmoltre, ammette che quello del coronavirus è un problema serio e che serve pazienza per superare questo momento. "Bisogna seguire le norme che ci danno in tv. Non ci abbattiamo, andiamo avanti. Facciamo le cose utili così usciamo da questa situazione. Altrimenti tutto si aggraverà ancora di più".

Un invito a tenere duro che però sembra essere isolato. Altri commercianti, infatti, sono scoraggiati. Quello spirito fatalista e leggero che di solito i napoletani hanno insito nel loro animo, oggi sembra sparito. Pochi hanno voglia di parlare. Una persona che ha un negozio di articoli per la casa dice chiaramente di non aver mai visto una situazione del genere. "La gente ha paura di uscire. Scende solo per comprare poche cose e poi ritornare nelle proprie abitazioni. Per noi commercianti è un dramma: come possiamo andare avanti così? Lo Stato ci deve aiutare". Il morale è così giù che ad un tratto è lui che mi intervista chiedendomi se per caso sia a conoscenza di qualche notizia in più rispetto a quelle che forniscono tv e giornali. "Ma quando finirà? Cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni?", mi domanda il commerciante. Domande difficili a cui nessuno sa rispondere.

Intanto i minuti passano ma le strade sono sempre vuote. Normalmente in queste strette vie è difficile anche camminare. Oggi, invece, è il deserto. I pochi passanti hanno quasi tutti mascherine o sciarpe che coprono il volto. Un cliente invece lo ha un negozio di alimentari. Ma è una goccia in un mare di operazione. "La situazione per noi critica. Il problema è che non ci sono le strutture adatte per combattere questo virus. Questo mi fa paura". Il ragazzo confida che le persone continuano ad andare nel negozio perché "hanno fiducia in noi". Qualche attività della zona, invece, è chiusa per emergenza coronavirus: un foglio con la comunicazione è appesa sulle serrande. Un ottico ammette la difficoltà del momento. "Ho delle consegne da fare ma penso di chiudere il negozio nel fine settimana e di riaprire quando tutto sarà passato". Il quadro non cambia in via Toledo, la via dello shopping di Napoli. I negozi sono aperti ma praticamente vuoti. In strada sono pochi quelli che passeggiano con le mascherine a coprire bocca e naso. Qui il senso di vuoto sembra essere ancora più forte. Quasi nessuno ha voglia di parlare. Da una farmacia spuntano cartelli che avvisano i cittadini che il gel disinfettante per le mani e le protezioni per le vie aeree sono esaurite. Chi ha un negozio non vuole parlare: per far capire lo sconforto apre solo le braccia, come in segno di resa.

Alcuni locali già alle 17, un’ora prima di quanto stabilito, decidono di chiudere. Nei pressi della funicolare un barista accetta di scambiare due parole. È uno dei pochi in questa strada che esprime le paure per l’emergenza. "Abbiamo avuto un danno notevole. Per ovviare abbiamo deciso di chiudere fino a quando terminerà l’allerta anche perché dobbiamo tutelare chi lavora nell’attività. Uno stop magari di 15-20 giorni e poi ripartiamo tutti insieme".

Pochi passi più avanti c’è la Galleria Umberto. Anche qui è la desolazione. I tavolini del bar dove napoletani e turisti si fermano per un caffè sono tutti liberi. Basta percorrere pochi metri e si arriva nella celebre piazza del Plebiscito. Un luogo, questo, popolato dalla mattina alla sera. Ma questa volta, tranne pochi coraggiosi, nell’immensa piazza sulla quale si affaccia Palazzo Reale le persone che passeggiano si contano sulle dita di una mano. Una scena surreale dall’impatto emotivo fortissimo, soprattutto per chi conosce la vivacità della zona.

Neanche il lungomare è risparmiato. La bella giornata invoglierebbe a passeggiare ma l’infido nemico invisibile è riuscito a vincere anche questa battaglia. Il tratto di strada che va da via Cesario Console fino a piazza Vittoria, passando dinnanzi all’imponente Castel dell’Ovo, è una landa quasi deserta. Qui si incrocia qualcuno che passeggia o va in bicicletta male presenze sono lontanissime da quelle che si registrano in un giorno normale quando l’emergenza coronavirus poteva essere al massimo la tram di un film fantascientifico. A rendere ancora più inquietante l’atmosfera sono i tantissimi locali, ristoranti, pizzerie e caffè, chiusi. L’allegro vociare delle persone che allietano il palato ammirando il mare è solo un ricordo.

Passo dopo passo si arriva a piazza Vittoria. Inutile dirlo. Lo scenario non cambia. Aspetto l’autobus per ritornare a casa. Da qualche giorno sui mezzi ci sono delle catene per non far avvicinare i passeggeri al conducente. Precauzioni per evitare il contagio ma chissà se davvero è sufficiente. Sul bus ci sono pochissime persone: Ad una fermata sale un uomo con la mascherina che grida: "Ma cosa sta accadendo? Vi rendete conto? Cosa sta accadendo? È martedì pomeriggio e non c’è nessuno". Intanto il mezzo prosegue senza incontrare traffico. Anche questo per Napoli è una novità. Purtroppo, però, nessuno se ne felicita. Le poche auto in strada sono dovute all’emergenza coronavirus e non ad un piano per alleggerire il traffico.

Forse per una volta in molti rimpiangono il caos. Il nemico invisibile è riuscito nell’impresa di far apprezzare ciò che quotidianamente i partenopei, e non solo, odiano. Ma presto, si spera, tutto tornerà alla normalità. E il coronavirus sarà solo un brutto ricordo.

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