Napoli, quella tassa che i cittadini pagano due volte senza saperlo

A Napoli si paga la “tassa della palude”, un contributo per i consorzi di bonifica anche quando si risiede in aree urbane. Ma il tributo, secondo lo Studio legale Vizzino, è versato due volte

Napoli, quella tassa che i cittadini pagano due volte senza saperlo

Non è un mistero che pagare una tassa non faccia piacere ai cittadini. L’insofferenza, poi, aumenta quando i tributi da versare sono alti e il servizio fornito da un ente pubblico non è giudicato congruo alla somma versata.

Alcuni anni fa, l’ex ministro dell’Economia e delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa definì le tasse"bellissime". L’affermazione fece molto scalpore e piacque praticamente a nessuno. È vero, un tributo per quanto detestato dai cittadini, serve per sopperire alle necessità dell'Erario. Nel corso della storia di tasse ne sono state inventante tante, alcune davvero curiose ed originali che denotano anche una certa creatività in chi le propone.

Suscitò clamore l’idea di mettere una sorta di tassa sull’ombra. Dal 1997 la legge consente ai comuni di esigere un tributo dai locali commerciali dotati di insegne o tende che sporgono sul suolo pubblico. Ma questo è solo un esempio. Vi è il tributo sul Tricolore: con il Decreto Legislativo 507 approvato nel 1998 si assimilava l'esposizione del bandiera alla pubblicità.

Ma ancora oggi esistono tributi antichi e addirittura non conosciuti che comunque vengono pagate dai cittadini. E addirittura non una ma due volte per lo stesso servizio. È quanto avviene, ad esempio, a Napoli dove esiste la ''tassa della palude'', un contributo versato ai consorzi di bonifica anche quando si risiede in aree urbane.

A denunciare questa particolare situazione è lo Studio legale associato Vizzino pronto ad una class action contro la duplicazione dei contributi per le acque reflue. Prima di questa azione, però, gli avvocati vorrebbero tentare la strada di una diffida. Il motivo è semplice. Non speculare sul problema e risolvere la questione della tassa gratuitamente nel solo interesse dei napoletani.

''A Napoli i cittadini non sanno che per l’acqua pagano una doppia tariffa, una all’Abc Acqua Bene Comune azienda speciale (azienda speciale cui compete la gestione dell'acqua del comune partenopeo, ndr) e l’altra al consorzio di bonifica. In sostanza è una duplicazione della tariffa a scapito di napoletani''. Nel documento redatto dallo studio legale si legge che l’iniziativa legale ''prende le mosse dalla pronuncia n. 335 del 2008, con la quale la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 14 della legge n. 36 del 1994 nella parte in cui prevedeva che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi''. La Corte Costituzionale, ha sottolineato l'avvocato Vizzino, ha quindi sancito che l’applicazione della tassa fognaria e di depurazione, da parte dei quei comuni che non dispongono di un tale servizio, è da considerarsi illecita ed illegittima.

La diffida e la possibile e successiva class action servono per chiedere un immediato intervento delle Autorità competenti per mettere fine alla doppia tassa per un unico serivizio. I consumatori ricevono, con cadenza periodica, le richieste di pagamento di contributi consortili da parte del Consorzio di bonifica nel cui ambito ricade il proprio immobile, unitamente a bollette relative alla fornitura d'acqua per l'immobile che è già comprensive della voce "depurazione dell'acqua".

Come ha spiegato l’avvocato Vizzino, l’iniziativa legale si basa su autorevole precedente giurisprudenziale:''La Suprema Corte, Sezione Tributaria, del 6 febbraio 2015, n. 2241, ha accolto il ricorso proposto da un contribuente la cui difesa si era incentrata sulla mancata elaborazione, da parte del consorzio, del piano generale di bonifica e sulla mancanza di un beneficio diretto e specifico per i beni di sua proprietà''.

In definitiva, spiega il legale, ''il presupposto dell'imposizione contributiva, da ricondursi all’obbligo di contribuire alle opere eseguite dai consorzi di bonifica e, quindi, dell’assoggettamento al potere impositivo di questi ultimi, non può prescindere dalla condizione che il cespite in parola tragga dalle opere sopra menzionate un’utilitas'', un vantaggio particolare, in via diretta sull’immobile. Ciò comporta, come ha sottolineato ancora l’avvocato Vizzino, un incremento di valore ''in rapporto causale con l’esecuzione delle opere di bonifica e con la loro manutenzione, tale beneficio non può giammai derivare, sic et simpliciter dalla pura e semplice inclusione dell’immobile nel perimetro del comprensorio, appunto per la natura corrispettiva del tributo''.

Ma quello del pagamento di una doppia tariffa per il medesimo servizio non è l’unica questione su tavolo. La duplicazione del pagamento del servizio idrico ''è destituita di qualsivoglia fondamento di legittimità se si considera che, come emerso dalle analisi effettuate da organi indipendenti , tra cui l’Abc Acqua Bene Comune azienda speciale già destinataria di svariate diffide, la medesima acqua non possiede i valori previsti dalla normativa''.

Infatti l’acqua che usano quotidianamente i napoletani è calcarea. Nella diffida preparata dallo Studio Vizzino sono indicati alcuni dati sulla qualità analisi effettuate da organi indipendenti, compresa la già citata Abc Acqua Bene Comune azienda speciale, è emerso che nel napoletano i valori relativi alla durezza dell’acqua, i quali dovrebbero essere compresi nell’intervallo tra i 15 e i 50 °f (gradi francesi), sono superiori a quelli consigliati (57 °f, ovvero circa 70 mg/l di carbonato di calcio in più).

Vizzino afferma che nella zona di Ponticelli il valore è già di circa 50. Un problema di non poco conto che potrebbe causare problemi alla salute dei cittadini e un danno economico agli stessi. La presenza di una alta concentrazione di calcare nell’acqua crea problemi ad oggetti e attrezzature: ad esempio si verificano tubature intasate, perdita di pressione nell’acqua, depositi di ruggine nelle tubature, perdita di energia nel circuito dell’acqua. Tutto ciò fa sì che per aggiustare i possibili guasti, i cittadini sono costretti a mettere mano al portafoglio. Il malfunzionamento degli impianti e degli elettrodomestici, di conseguenza, comporta anche un aumento della spesa per l’energia elettrica.

Per l’avvocato Vizzino tutto ciò è inaccettabile: ''A tal riguardo deve rammentarsi che la Suprema Corte con la sentenza n. 901/18 ha specificato che “il danno esistenziale non è sempre legato al danno biologico, essendo inquadrabili nella categoria di danno esistenziale tutti quegli eventi lesivi che impediscono all'individuo di accedere alle attività tipiche della vita quotidiana, proprie della persona umana''.

Pertanto lo Studio legale chiede ''in particolare al Ministero coinvolto e alle Società erogatrici che sia garantita un’acqua salubre e potabile, che sia pienamente rispettosa dei diritti inalienabili dell’uomo costituzionalmente garantiti, ai sensi dell’art 2 della Costituzione''. Inoltre, affermano i legali, si rende necessario indicare i ''valori presenti nelle acque disposte all’uso pubblico dei cittadini, evidenziandone eventuali presenze quantitative di sostanze che possano comportare dei danni all’integrità della persona e alle cose in suo possesso, nonché di astenerVi dall’elargire concessioni o permessi che possano dar vita - anche in futuro - ad attività nocive per l’uomo e l’ambiente, ponendo, piuttosto, rimedio a quelle già esistenti''.

L’avvocato Vizzino ha affermato che nel già nei prossimi giorni ci saranno banchetti sparsi in tutta Napoli per la raccolta di firme. La battaglia legale è solo all’inizio.

Segui già la pagina di Napoli de ilGiornale.it?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica