Cronaca locale

Paura a Poggioreale: detenuto straniero appicca incendio alla cella

Il pronto intervento del personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Poggioreale ha evitato il peggio. Il sindacato Sappe denuncia: "Pochi i detenuti stranieri espulsi lo scorso anno"

Paura a Poggioreale: detenuto straniero appicca incendio alla cella

Situazione sempre più complicata per il personale di Polizia penitenziaria in servizio nelle carceri della Campania. Solo pochi giorni fa 4 detenuti stranieri, tre marocchini ed un tunisino, hanno dato fuoco a una cella nel penitenziario di Poggioreale a Napoli, mettendo a repentaglio la loro vita. Un gesto estremo, per fortuna non andato a buon fine, messo in atto a seguito del rifiuto delle guardie a concedere loro gli psicofarmaci. L’azione di protesta, però, ha provocato non pochi disagi agli altri detenuti.

A distanza di pochi giorni la scena si ripete, anche se per motivazioni diverse. Secondo quanto ha riferito Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), nella mattinata di ieri un detenuto extracomunitario ha dato fuoco, con una sigaretta, alla cella dove era ristretto presso il Reparto Avellino.

La situazione è divenuta subito critica. In pochi attimi le fiamme e il fumo si sono estese per tutta la Sezione. Solo il pronto intervento del personale di polizia penitenziaria ha consentito di mettere in sicurezza 14 detenuti. Un lavoro complicato, quello degli agenti, che hanno dovuto combattere contro le fiamme ed il fumo. "Il tutto è avvenuto con un numero fortemente ridotto di agenti per la nota carenza del personale, in un carcere che ha superato le 2.200 presenze tra i detenuti", ha spiegato Capece che ha denunciato che la situazione in Campania "è grave" e pertanto è "ora di dire basta!".

Lo stesso sindacalista ha, però, evidenziato quello che considera essere il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia che "sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili". I dati sono chiari: lo scorso anno i provvedimenti non hanno superato le 500 unità. "Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456 (165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi)", ha annunciato Capece. Numeri che, secondo il sindacalista, "oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza".

Il sindacalista ha ricordato che da tempo il Sappe denuncia la "correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri, come è il protagonista del grave evento critico accaduto a Poggioreale". Per rendere chiaro il quadro, Capece ha reso noto altri dati: "È sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un'impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni '90 sono passati oggi ad essere quasi 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze".

Un modo per tentare di ridurre i problemi ci sarebbe. Il sindacalista ricorda che da tempo il Sappe chiede di fa scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d'origine. Per Capece, ciò potrebbe rappresentare un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono nel nostro Paese.

In una situazione difficile, il segretario generale del Sappe ha voluto spendere parole di apprezzamento e stima per il personale che lavora a Napoli: "Le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Poggioreale lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l'esasperante sovraffollamento".

Una realtà difficile per la quale, secondo Capece, servono "urgenti provvedimenti" per frenare una situazione operativa definita "semplicemente allarmante".

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