Cronaca locale

Scoperti a pescare ricci nell’area marina protetta, fermati due bracconieri del mare

Stavano pescando ricci in nell'area marina protetta della Gaiola, a Napoli, quando due pescastori di frodo sono stati fermati dai carabinieri. I ricci già catturati erano di dimensione molto ridotta

Scoperti a pescare ricci nell’area marina protetta, fermati due bracconieri del mare

Avevano già riempito due sacchi con i ricci di mare. Due pescatori, fermi con un piccolo natante nell’area marina protetta della Gaiola, nel golfo di Napoli, erano intenti a cercarne altri quando sono arrivati i carabinieri del Nucleo Subacquei. I militari, durante un’attività di controllo svolta d'intesa con il nucleo Tutela Patrimonio Culturale su richiesta del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus (l’ente che gestisce il Parco), hanno beccato i due bracconieri del mare.

Specializzati nella pesca di ricci di mare della specie Paracentrotus lividus, i pescatori di frodo scoperti stavano svolgendo l'attività manualmente alle prime luci dell’alba. Un subacqueo in immersione si stava occupando di raccogliere sul fondale gli echinodermi. I due pescatori, provenienti da Torre del Greco, sono stati fermati.

La cattura dei ricci in area marina protetta è vietata e costituisce reato penale. Inoltre, il Paracentrotus lividus è una specie protetta che necessita di una gestione oculata, e la sua pesca in Italia è anche regolamentata da un decreto ministeriale del 1995. Ma i due bracconieri bloccati ne avevano già raccolti circa 38 chili.

Pressappoco 1000 gli esemplari che erano riusciti a cacciare fino all'arrivo dei carabinieri e che erano pronti a finire sul mercato illegale. Ma le loro dimensioni erano così ridotte che sarebbe stato possibile ricavarne una polpa molto piccola, che in qualche caso si stava appena iniziando a formare. La loro taglia, secondo le analisi effettuate dai ricercatori della Gaiola prima di rilasciarli di nuovo in mare, non superava i 5 centimetri: la misura della maggior parte dei ricci trovati nei sacchi era compresa tra i 4 e i 5 centimetri, poi c’erano anche ricci inferiori ai 3 centimetri.

“Uno sciacallaggio vergognoso e privo di alcun senso visto che le gonadi (le cosiddetta "polpa" che si raccoglie per la vendita) in esemplari così piccoli sono praticamente quasi inesistenti, dato che tale specie ha un accrescimento di circa 1cm all'anno e raggiunge la maturità sessuale tra i 4 ed i 5 anni di età”, scrivono l’Arma e il Centro ricerca dell’Area marina protetta in un comunicato congiunto.

"È importante capire che questa attività di pesca illegale, oltre ad incidere drasticamente sulla popolazione di questa specie nell’area, provoca gravi ripercussioni sull’intera comunità biologica marina costiera. La rarefazione del Paracentrotus lividus, ha, ad esempio, immediate conseguenze negative sull’abbondanza degli stock ittici degli Sparidi, rappresentandone una delle fonti di nutrimento principali, e quindi, in ultima analisi, tale saccheggio continuativo sulle nostre coste danneggia direttamente anche i pescatori onesti dediti alla piccola pesca costiera", dichiara Paola Masucci, naturalista esperta del CSI Gaiola onlus.

"Questa problematica rappresenta una piaga nota da molto tempo lungo le nostre coste. Purtroppo negli ultimi anni la moda dello spaghetto al riccio di mare, ha innescato una recrudescenza esasperata, senza precedenti, di pescatori di frodo che saccheggiano letteralmente i nostri fondali per appagare la richiesta dei ristoratori ed in ultimo dei clienti. Il fatto che questa gente si spinga da Torre del Greco a svolgere la loro attività illecita all'interno della nostra Area Marina Protetta, dove comunque il rischio e le sanzioni sono molto più gravi, ci fa capire come oramai la presenza di tale specie lungo le nostre coste sia sempre più scarsa. Come fatto per i Datteri di mare e di recente per le Oloturie, sarebbe ora di rivedere la normativa vigente per vietare la pesca del riccio di mare nei nostri mari, anche al di fuori delle aree marine protette, prima che sia troppo tardi" dichiara Maurizio Simeone, responsabile del Parco Sommerso di Gaiola.

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