L'Italia è «favorevole all'ingresso di Skopje nell'Unione Europea» e, promette Giorgio Napolitano al presidente macedone Branko Crvenkovski, farà di tutto perchè «siano presto avviati i negoziati preliminari per l'adesione». Peccato che favorevoli i greci non lo siano per niente: anzi per Atene, pronta a mettere tutti i veti del caso, una questione macedone non esiste nemmeno. Il nome - Il problema nasce da un'ostilità storica, plurimillenaria e che si è rinverdita dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia. Atene considera Macedonia la parte settentrionale della Grecia, con capoluogo Salonicco, e ha pure delle difficoltà ad accettare la bandiera di Skopje, anche dopo la modifica grafica che ha fatto sparire la stella di Vergina, il simbolo della dinastia di Filippo il macedone, figlio di Alessandro Magno. Il braccio di ferro va avanti da anni nonostante la mediazione dell'Onu e non si vede una soluzione a portata di mano. La Grecia propone «Alta Macedonia» o «Macedonia del nord» ma Skopje, dove aver ceduto sulla bandiera, non vuole arrendersi pure sul nome. La visita - La Repubblica della Macedonia è in ogni caso ufficialmente riconosciuta da 118 Stati, tra cui Usa, Russia, Cina e Italia. E quindi naturale che Branko Crvenkovski, in visita di Stato a Roma, venga ricevuto da Napolitano con tutti gli onori previsti dal protocco nello Studio alla Vetrata. Ma l'incontro tra i due presidenti ha ben poco di formale. Per il capo dello Stato «serve un forte spirito di moderazione da entrambe le parti per dare in fretta una soluzione alla controversia». L'Italia, dice, «ha sempre ritenuto naturale che la Macedonia guardasse all'ingresso nella Ue come prospettiva strategica», e tutt'ora rimane «favorevole all'integrazione dei paesi della ex Jugoslavia», Serbia compresa. Un primo passo per l'avvicinamento potrebbe essere «una rapida liberalizzazione dei visti». Stabilità - Napolitano spera «nella convocazione in breve tempo di una conferenza internazionale» con tutte le parti in causa. Aprire ai Balcani le porte dell'Europa, la storia insegna, «è garanzia di pace e di stabilità e anche interesse nonsolo dell'Occidente ma anche dei Paesi della ex Jugoslavia». Kosovo - Non poteva mancare nei colloqui un accenno alla scenario di Pristina, dove sono impegnati i soldati italiani. «Abbiamo parlato della delicata situazione che si è aperta con l'indipendenza del Kosovo - racconta Napolitano -, che tra l'altro è stato riconosciuto sia dalla Macedonia che dall'Italia. Ora bisogna adoperarsi perchè, nel rispetto dei diritti della minoranza serba, si possono normalizzare i rapporti tra Pristina e Belgrado». Roma comunque «intende proseguire ancora con il compito di assicurare pace e stabilità alla regione»: come dire, la missione militare di pace continua.
Crvenkovski - «Abbiamo valutazioni quasi identiche su tutti gli argomenti - commenta il presidente macedone alla fine dell'incontro - , le nostre valutazioni coincidono». Ma sui rapporti con la Grecia silenzio assoluto- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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