Napolitano commemora il 25 aprile: "Quei valori guidano ancora l'Italia"

Il presidente della Repubblica celebra la Liberazione al Quirinale per la prima volta. In mattinata all'altare della Patria, nel pomeriggio a Cefalonia. Il capo dello Stato ricorda "il contributo di tutte le anime del Paese"

Napolitano commemora il 25 aprile: 
"Quei valori guidano ancora l'Italia"

Roma - I valori che ispirarono la lotta di Liberazione sono ancora attuali, e lo è anche la lezione che viene da quel"«doloroso ma decisivo passaggio della storia del nostro Paese" che consentì all'Italia di "risorgere dalla barbarie del nazi-fascismo e della guerra", dice Giorgio Napolitano, celebrando al Quirinale il 25 Aprile, per la prima volta nel suo Settennato. Quei valori e quegli insegnamenti, aggiunge il presidente della Repubblica, li dobbiamo "non solo ricordare ma costruire ponendo a frutto la grande forza creativa che può scaturire dalle esperienze vissute in una esperienza storica precedente". Perciò bisogna considerali "nel loro significato non contingente, non destinato a esaurirsi con gli eventi del passato: soltanto così riusciremo a vivere il 25 Aprile non semplicemente come richiamo alla storia, ma come punto di partenza per costruire un futuro migliore".

La Liberazione Il presidente ricorda che la Liberazione fu la premessa per "un'Italia nuova", quella della Costituzione, della democrazia, della rinascita economica e sociale,e a livello europeo per fare "sbocciare" la realtà dell'Europa unita e le organizzazioni internazionali "anima e strumento del multilateralismo, per il superamento dei blocchi ideologici e militari e per la fine della Guerra Fredda, tappe di un difficile cammino che continua nel presene e si proietta nel futuro". La lotta di Liberazione, sottolinea Napolitano, fu un moto spontaneo delle coscienze, il sacrificio di tantissimi italiani e di vaste schiere di soldati alleati di varie nazioni, il frutto di innumerevoli sforzi che, "se anche distinti nei modi, furono coerenti nello spirito e negli scopi".

Diverse anime Un modo per ricordare con spirito equanime il contributo delle sue varie anime (civile, militare, partigiana, di vario orientamento politico), un contributo che non fu sterile: perché "anticipò e spesso integrò l'intervento pur determinante delle forze anglo-americane". Lo spirito unitario è stato il leit motiv della celebrazione. Il presidente ha voluto introdurre una significativa novità: le trenta associazioni dei combattenti e dei partigiani per la prima volta non si sono presentate singolarmente, una per una, ma rappresentate tutte insieme dal generale Giuseppe Calamani, presidente del consiglio nazionale permanente delle associazioni d'arma, che ha preso la parola insieme al presidente della Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, Gerardo Agostini, e al ministro della Difesa, Arturo Parisi.

Le celebrazioni Oggi Napolitano prosegue le celebrazioni all'Altare della Patria, nel ricordo dei caduti, e nel pomeriggio nell'isola greca di Cefalonia, dove furono sterminati oltre 9mila soldati della Divisione Acqui, che dopo l'8 settembre 1943, consapevoli della rappresaglia cui andavano incontro, rifiutarono la resa incondizionata a preponderanti forze tedesche della Wehrmacht.

Le forze armate Ieri Napolitano ha dedicato una particolare attenzione alle forze armate. Anche le nostre missioni di pace all'estero, che vedono impegnati ottomila uomini, ha detto, sono ispirate dallo spirito della lotta di Liberazione. Anche con il volontariato, le nostre forze armate restano un esercito di popolo, ha sottolineato, e ai volontari meritevoli che concludono la ferma lo Stato deve offrire delle opportunità di impiego.

Il nostro apparato militare, pur di fronte alle ristrettezze del bilancio pubblico, ha concluso Napolitano, deve avere le risorse per mantenere standard paragonabili a quelli dei nostri principali partner europei, per permettere all'Italia di collocarsi "tra le nazioni guida del processo di stabilizzazione e salvaguardia della sicurezza e dello sviluppo nell'era della globalizzazione".

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