Napolitano dà il cartellino rosso a Totti

Ha fatto trasalire perfino Napolitano. Ammettiamolo: non è da tutti. Ma è da Totti. «Un gesto inconsulto», timbro e invio del capo dello Stato. Basterebbe per un bel 3 in condotta e tuttototti rimandato a miglior civiltà. Siamo alle solite: quando c’è di mezzo il Pupone, l’Italia si divide e quasi mai per il suo dolce giocare. Ora si discute, non tanto sul fatto quanto sul detto. Non tanto sul calcione, quanto sugli schizzi di inciviltà finiti sul quadretto dell’Olimpico. Non tanto sulle scuse faticosamente recapitate, quanto sul veleno che ci ammorba. Che parli Totti o parli Mourinho («Ora la Roma darà il premio partita al Siena?»). Che faccia sapere Raiola («Gli ha detto negro di m...») per conto Balotelli o che replichi Massimo Mezzaroma, padrone del Siena, in conto alle provocazioni di Mou. «Apprezzo la battuta di spirito perché, considerata la furbizia di chi l’ha proferita, non può essere interpretata altrimenti». Che poi Mou e l’Inter siano stati deferiti, e così pure Cristian Chivu per un brutto gesto rivolto ai tifosi romanisti, fa parte del copione. Chivu rischia la squalifica, Mou la scomunica per aver dubitato della regolarità del campionato e magari rischia di finire il torneo da vincitore ma in tribuna.
Se bastassero le parole di Napolitano, ci sarebbe da pubblicarle in corpo scatolone. Ma questo è un Paese calcistico di sordi, talvolta di ciechi, quasi sempre di avvelenatori di pozzi. E ci mancava Mourinho ad aggiungere i suoi pezzi da novanta. Legga le parole del presidente. Magari si calma. «Nel calcio ci sono forme di tifo selvaggio che danno luogo a violenze intollerabili che oggi si esprimono negli stadi, ma domani chissà dove possono arrivare: fenomeni preoccupanti, le società calcistiche dovrebbero reagire». Perfetto. Ma Napolitano, che vive da decenni in questo Paese, saprà bene che le società sono, talvolta volutamente, succubi di certo tifo selvaggio, che gli ultrà comandano, soprattutto a Roma, e che per un Totti che scandalizza ci sono milioni di persone disposte a far di peggio (per il calcio). Insomma le mani sono alte, ma in segno di resa, nonostante rassicurazioni («Rafforzeremo l’impegno») e ringraziamenti di Abete, presidente federale, al Capo dello Stato. Se qualcuno avesse mosso passo ad evitare Lazio-Inter, in posticipo, non sarebbe stato meglio?
Detto dell’appello di Napolitano, non resta che rituffarsi nei bagni turpi dell’ultima domenica. L’onorevole La Russa vorrebbe che Totti e Balotelli chiudessero l’affaire con un abbraccio. Un gruppetto di parlamentari, finiani e Pd, sono già sull’altra barricata: «Giù le mani da Totti, siamo indignati per il linciaggio morale nei confronti di un uomo che può dare lezioni di sensibilità e generosità». Avranno letto le parole di Napolitano? Chivu è stato spiccio e realista, diversamente da Totti che, invece, si è dilungato in un articolo mieloso sul Corriere dello Sport per sputare ancora qualche parola su Balotelli («Ha offeso me e Roma, mi ha detto: sei finito»). Chivu è stato secco: «Potrei raccontare tante motivazioni per spiegare un gesto istintivo. Ma quando si sbaglia si chiede solo scusa. E chiedo scusa».
Intanto la procura federale ha aperto un’indagine sui presunti premi a vincere promessi dal Siena. Idea già smentita da Mezzaroma. «Mai pensato, non è consentito e non è nel mio animo». Ricaduta delle «battute» di Mourinho a cui il presidente del Siena, comunque in ottimi rapporti con la Roma, ha dedicato l’unica bacchettata. «È simpatico, tanto che non l’avrei deferito. È un grande comunicatore, ma qui non è come in Portogallo e Inghilterra, siamo più sensibili alle diatribe dialettiche: dovrebbe fare la tara di quello che dice per evitare situazioni sconvenienti». Consiglio da allungare anche a Mino Raiola, il procuratore di Balotelli che ha confermato quel «negro di m...» detto da Totti al suo assistito. «E se lui pensa quello che ha detto significa che è razzista». Ma l’interessato smentisce: «Mai stato razzista». L’espressione «Negro di m...» su Balotelli va molto di moda. In Tv l’ha detto pure un giornalista. Quindi tutti rossi... di vergogna.
Se poi vogliamo dare un’occhiata al calcio, ecco l’ultima.

Il consesso dei giornalisti sportivi internazionali ha eletto (36%) Josè Mourinho miglior allenatore del mondo, preferito a Ferguson (20%), Hiddink (13,3%), Capello (9,3%). Meglio sarebbe stato aggiungere: giornalisticamente il migliore del mondo. Uno così è una manna: per i titoli (di giornali ovviamente), più che per le vendite (di giornali, ovviamente).

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