Roma - "Non dobbiamo limitarci alla denuncia", dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parlando del grande numero di incidenti sul lavoro. Bisogna trovare dei rimedi, avere una strategia complessiva. Occorrono "vigilanza e repressione", rispetto delle norme vigenti, controlli e normative più adeguate. Alla cerimonia al Quirinale, accanto al ministro del Lavoro Cesare Damiano, al presidente della Corte Costituzionale Franco Bile, ai rappresentanti di Camera e Senato, il presidente della Repubblica ha detto che quello della sicurezza nei luoghi di lavoro è il capitolo più sensibile nelle celebrazioni di quest'anno, "é un problema non nuovo ma più che mai scottante, che deve costituire oggetto di costante impegno nel presente e nel futuro", sapendo che non esistono "soluzioni radicali e facili".
Una catena senza fine di morti Bisogna sentirne "tutto il peso umano e
sociale", di fronte a un numero totale degli infortuni "non
molto al di sotto del milione all'anno, e quello degli infortuni
mortali al di sopra di mille all'anno, cioé praticamente una
media di tre al giorno".
Napolitano, per rendere ancor più drammaticamente l'idea,
ha ha detto che a gennaio e febbraio scorsi "sono morti 144
lavoratori" e il 13 aprile in un solo giorno, ne sono morti
quattro. Che dire? Napolitano cita le parole del figlio di una
delle ultime vittime: è assurdo che si debba morire lavorando.
Lui aggiunge: "E lavorando per salari bassi, talvolta perfino
indecenti". Quindi ribadisce la necessità di una sensibilità,
di un "dovere istituzionale di reagire, di indignarsi, di
gettare l'allarme, di sollecitare risposte".
Napolitano ha ricordato di avere
cercato di assolvere, con i suoi appelli, proprio il dovere
istituzionale di reagire.
La sollecitazione al governo Oggi ha preso atto "con
soddisfazione" delle prime risposte del governo e del
Parlamento. In particolare ha parlato del disegno di legge
delega presentato al Parlamento per riordinare l'intera
normativa e ha dato atto al ministro Damiano del suo personale
impegno. Ha anche evidenziato i punti che meritano di essere
definiti ed ha sottolineato che ci sono questioni di principio,
ideali e politiche, che vanno tenute presenti. In particolare
l'ancoraggio forte alle direttive europee e al modello sociale
europeo che comporta il fatto che l'obiettivo della
produttività e della competitività sia perseguito "senza
rinunciare agli standard di socialità e di qualità della
condizione umana propri del modello europeo". In attesa di una "libera e insieme rapida discussione
parlamentare del disegno di legge delega", non si può restare
con le mani in mano, dice il presidente rinnovando l'appello a
intervenire anche con altri mezzi. Vede bene l'ipotesi di un
atto normativo secondario o di una direttiva che armonizzi e
coordini le competenze istituzionali in materia di sicurezza sul
lavoro. Ma l'obiettivo deve essere quello di dotarsi di una
strategia complessiva che affronti tutte le fattispecie di
violazioni e segua anche l'evoluzione delle forme di lavoro e
degli espedienti per aggirare le normative. "Ognuno dovrà fare
la sua parte", sottolinea.
L'incontro con i familiari delle vittime In sala ci sono i familiari delle vittime di quattro degli
incidenti sul lavoro più gravi e più noti dell'ultimo anno.
Napolitano li ha voluti presenti al Quirinale per consegnare
loro una stella al merito alla memoria. Sono i familiari dei
lavoratori morti nella fabbrica di materassi di Montesano sulla
Marcellana, dell'oleificio di Campello sul Clitunno, di Corato e
del recentissimo incidente ferroviario presso la stazione di
Terni del 6 aprile scorso, in cui è morto un manovratore di
Trenitalia alla vigilia della pensione.
Napolitano ha voluto dedicare un pensiero particolare a lui,
alle giovanissime vittime, di 15, 16, 17 anni e ai loro
familiari ha simbolicamente dato un abbraccio. "Intendiamo
ricordare e onorare, attraverso di voi, tutte le vittime del
lavoro. Esprimo sentimenti di profonda partecipazione al lutto
dei familiari.
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