Napolitano «re» per un giorno Il presidente conquista Milano

C’è persino chi gli grida «grazie di esistere» mentre attraversa la Galleria Vittorio Emanuele, tra due ali di folla. Milano ha riservato grandi ovazioni al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri con la sua visita ha raddoppiato la festa nazionale in città per i 150 anni dell’Unità d’Italia, dopo quella del 17 marzo. Prima tappa a Palazzo Marino, per un convegno sulla figura di Carlo Cattaneo. E aspettando il Capo dello Stato Letizia Moratti si è messa a distribuire tricolori ai milanesi che pian piano si accalcavano dietro le transenne nonostante l’ora (le dieci di domenica mattina). In prima fila un sosia dell’Eroe de due mondi ha ribattezzato subito «garibaldine» le hostess vestite di rosso che offrivano con il sindaco le bandiere e anche le copie della Costituzione italiana con il logo del Comune. Uno alla volta sono arrivati il ministro Ignazio La Russa, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, gli esponenti della Lega Rosy Mauro e Davide Boni e quelli nazionali del Pd Barbara Pollastrini e Emanuele Fiano. Poi il prefetto Gian Valerio Lombardi, il presidente della Provincia Guido Podesta e quello del tribunale Livia Pomodoro, l’economista Mario Monti, il vicesindaco Riccardo De Corato, gli assessori Massimiliano Finazzer Flory e Andrea Mascaretti che si fa notare per il tricolore annodato al collo, consiglieri di maggioranza e opposizione. Napolitano arriva in piazza Scala accompagnato dalla moglie Clio. Si toglie il cappello per salutare il sindaco e viene accolto da applausi e grida: «Viva il presidente». In Sala Alessi il sindaco ricorda che Cattaneo che fu tra i primi a proporre un’idea federalista dell’Italia «anticipò temi e prospettive di straordinaria attualità». Sorridono i leghisti.
Per raggiungere Palazzo Reale, seconda tappa, Napolitano attraversa a piedi tra la folla la Galleria e si ferma ad ammirare al centro il Leone di Caprera, la goletta con cui tre patrioti sfidarono l’Atlantico dall’Uruguay fino all’Italia per omaggiare Garibaldi. Prima l’Inno di Mameli e poi le note del Và pensiero di Giuseppe Verdi accompagnano la passeggiata. Prima di entrare nelle sale del museo per inaugurare la «Galleria delle Battaglie» invece un coro di voci bianche della bergamasca intona per lui «O sole mio» in onore delle sue origine e «O mia bela Madunina». Anche in cima al Duomo sventola il tricolore. A Palazzo Reale si sofferma a lungo davanti a «Le Cinque Giornate di Milano» di Ernesto Treccani. Per lui in sala si esibiscono figuranti modenesi in abiti risorgimentali. «Sono giornate di grande risveglio della sensibilità nazionale in tutta Italia» e «lo spirito unitario» è «qualcosa che in pratica caratterizza tutto il Paese» osserva. Partecipa alla festa ma è concentrato ovviamente sulla crisi libica, durante e dopo la visita il capo dello Stato chiede continui aggiornamenti al ministro alla Difesa La Russa.
Dopo una sosta all’Hotel et de Milan nel pomeriggio il presidente è alla terza tappa, una visita accurata di 45 minuti («quasi degna di uno specialista» come ha ammesso l’assessore Finazzer) al Museo del Risorgimento di via Borgonuovo appena restaurato.

Rimane colpito dai bozzetti di Cattaneo, sfoglia un album di Donghi cercando le donne nella storia d’Italia e il primo tricolore, del 1796. Anche qui e all’Auditorium, dove chiuse la giornata milanese assistendo al concerto per i 150 anni, i cittadini lo accolgono sventolando il tricolore.

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