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Napolitano: siamo a Kabul per la pace E la sinistra radicale tace imbarazzata

Il capo dello Stato: il nostro ruolo nel mondo conforme alla Costituzione. La Cdl: la maggioranza è ipocrita

Napolitano: siamo  a Kabul per la pace E la sinistra radicale tace imbarazzata

da Roma

L’Italia «conferma pienamente l’impegno» nelle missioni internazionali, dai Balcani al Libano fino all’Afghanistan e agli altri «teatri di crisi». Incontrando al Quirinale una delegazione della Commissione politica dell’Assemblea parlamentare della Nato, Napolitano fa esplicitamente riferimento alla decisione del Consiglio supremo di Difesa che lunedì scorso, sotto la sua presidenza, ha stabilito di rinforzare il contingente italiano a Herat con l’invio degli elicotteri Mangusta e di un gruppo di cingolati Dardo e gipponi Lince. L’Italia, spiega il presidente della Repubblica, «sarà impegnata nel corso del 2007 e del 2008 come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu». E già «in questa veste abbiamo dato delle indicazioni relative ai possibili sviluppi in senso civile e non puramente militare della missione in Afghanistan», cui partecipiamo «in corenza» all’articolo 11 della Costituzione che oltre a stabilire «il ripudio della guerra» afferma anche «l’impegno di partecipazione dell’Italia, anche attraverso l’accettazione di limiti alla propria sovranità, alle organizzazioni internazionali che perseguono gli obiettivi della pace e della giustizia fra le nazioni».
Parole, quelle del capo dello Stato, che come nel giorno in cui si è riunito il Consiglio di difesa al Quirinale, incontrano il silenzio preoccupato della maggioranza, condannata a dover conciliare le posizioni di Margherita e buona parte dei Ds con l’area più radicale della sinistra. Così, nonostante l’invio dei Mangusta (quattro o cinque, quindi più dei tre che il governo Berlusconi schierò a Nassirya), veri e propri elicotteri d’assalto, dall’Unione si alzano solo pochissime voci. E nessuna dalle prime file. D’altra parte, non sono passate che 48 ore da quando Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato, giurava che all’invio dei Mangusta Rifondazione comunista avrebbe detto «seccamente no». E ieri solo l’esponente del Pdci Galante si azzardava a dire che «il ruolo dell’Italia nella complessa situazione afghana non può e non deve essere misurato in base al grado di coinvolgimento militare», ma piuttosto «in base all’apporto politico-diplomatico».
Inutile dire che nel centrodestra non sembrano pensarla allo stesso modo. «La decisione di inviare cinque elicotteri e altri carri armati», spiega Bondi, è «sicuramente un primo passo», ma «non sufficiente». Insomma, secondo il coordinatore di Forza Italia «si dovranno assumere nuovi provvedimenti in tempi rapidi». «Se il governo saprà assumere decisioni atte a tutelare la sicurezza dei nostri soldati - aggiunge - non mancherà da parte nostra un sostegno convinto, nonostante la permanenza di un profondo dissenso sulla natura che la missione ha assunto e la politica estera del governo». Un modo, ribatte il vicecapogruppo alla Camera dell’Idv Evangelisti «per rimediare ai vostri errori». Mette il dito nella piaga, invece, il presidente dei senatori azzurri Schifani. «Mentre si inviano elicotteri e veicoli corazzati in Afghanistan - dice - la sinistra radicale tace. Il solito gioco delle ipocrisie di questa maggioranza». Sulla stessa linea Matteoli. «Le decisioni del Consiglio di difesa - spiega il capogruppo di An a Palazzo Madama - sono in perfetta sintonia con quanto abbiamo chiesto nel corso dell’esame al Senato del decreto di rifinanziamento della missione in Afghanistan».
Si affida invece all’ironia Cossiga. Che dice di essere stato informato di «una seconda sessione» del Consiglio di difesa nella quale si «sancirà l’assegnazione» ai militari in Afghanistan di biglie di plastica colorate» da tirare «con forcelle d’alluminio».

Così, «le esigenze di difesa si sposeranno con l’impegno civile a far divertire i bambini».

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